Roma, 28 giu. (askanews) – L’aumento degli infortuni nel calcio? E’ anche colpa dei social. Lo ha detto Christian Panucci, una grande carriera nel Milan, nel Real Madrid e nella Roma, allenatore e commentatore televisivo, nel corso dell’Howden Talk sui rischi dei campioni dello sport organizzato a Cervia, in apertura degli Italian Open di golf, dal broker assicurativo internazionale Howden.
“C’è un aspetto psicologico, oggi per un calciatore una cattiva prestazione significa ricevere centinaia di messaggi di insulti che restano in testa. Pensiamo al povero Di Lorenzo, ottimo giocatore: quanti può averne ricevuti dopo la sconfitta contro la Spagna agli Europei? Voglio dire che oggi si rischiano infortuni da stress, da negatività per una partita giocata male. Si entra in campo con i muscoli talmente tesi per il carico emotivo che si rischia di infortunarsi”, ha detto l’ex campione del Milan.
Certo, anche il tipo di preparazione influisce: “Non è una questione di numero di partite giocate in una stagione, che non sono tante di più di quelle che giocavamo noi. E’ che noi in estate preparavamo il muscolo al fatto che, facendo campionato e Champions, non ci si poteva più allenare. Se non sei allenato, se non hai messo benzina con il lavoro estivo, rischi di più. Oggi d’estate si va in giro a fare amichevoli già dopo una settimana. Se noi guardiamo le partite, tutti i ragazzi hanno i crampi. Ai miei tempi li avevamo in pochi, è proprio perché è cambiato il calcio”, ha sottolineato Panucci.
Per i campioni del calcio, così come quelli del golf e i professionisti di tutti gli sport, l’infortunio è un rischio individuale; perché si possono perdere guadagni e premi in caso di lunghi stop, se non addirittura di dire addio alla carriera nei casi più gravi (Panucci ha ricordato Van Basten); ma è anche un rischio per i club che su quei campioni hanno investito.
Al Talk è intervenuto anche Federico Casini, Ceo di Howden Italia, analizzando i cinque maggiori campionati in Europa. Nell’ultima edizione, che ha preso in esame la stagione successiva ai mondiali invernali in Qatar – ha ricordato Casini, – il costo degli infortuni per le società di calcio, che era stato di 550 milioni di euro nel rapporto precedente, è salito a oltre 700, con un aumento di oltre il 30%. I campionati più penalizzati sono stati la Premier League inglese e la Bundesliga tedesca, mentre a livello di singole squadre i danni maggiori li ha subiti il Real Madrid (e tra le italiane, comunque meno colpite dagli infortuni, il Milan).
Anche nel golf oggi ci si infortuna di più. Lo ha sottolineato Emanuele Canonica, campione ancora in attività dopo decenni di competizioni in Italia e in Europa, che nel 2010 ha dovuto fermarsi per due anni a causa di un problema cervicale. “Gli infortuni dei golfisti sono raddoppiati rispetto al passato. Braccia, mani, collo e non solo: ci si fa male anche a 20, 25, 30 anni. Il golfista ha una carriera lunga, oggi si inizia a 17-18 anni e si può arrivare ai 40-45 anni. Se pensiamo che si gioca sei giorni su sette per molte ore al giorno, allenandosi e facendo palestra, è normale che gli infortuni prima o poi arrivino. Credo che almeno l’80% dei giocatori in carriera abbia subito almeno un infortunio, e più d’uno ha dovuto addirittura smettere. Un’assicurazione è preziosa, ma molti dei giovani ancora non ci pensano”.