Roma, 28 giu. (askanews) – “Abbiamo raccolto le firme, ora le consegniamo e poi partirà appunto un percorso di pressione politica nei confronti di questi parlamentari che, appunto, molti di loro preferiscono voltarsi dall’altra parte per quieto vivere, per carriera, per paura degli attacchi mediatici appunto relativi all’antisemitismo, ma che sono coinvolti – come disse e come cantò di André – si sentono assolti ma sono coinvolti. Chi dà scorta politica e mediatica a questo massacro, a questo tentativo di pulizia etnica è politicamente coinvolto. La Meloni è politicamente coinvolta. Se mantiene il silenzio, la Meloni ha le mani sporche di sangue, è una realtà perché avrebbe gli strumenti per poter intervenire, parlare, proporre delle sanzioni. Invece sta zitta, dunque è politicamente coinvolta. Ripeto, io non mi capacito come riesca a dormire di notte”. Così Alessandro Di Battista, uscito per sua “volontà” dal Parlamento nel 2018 è tornato oggi in Senato per consegnare le firme del ddl di iniziativa popolare che chiede all’Italia di riconoscere lo Stato di Palestina. Di Battista attacca in particolare la premier Giorgia Meloni, il governo e la seconda carica dello Stato Ignazio La Russa. Undici scatoloni con incollate le bandiere palestinesi e quasi 80mila firme raccolte, nell’arco di sei mesi, con l’associazione di volontari ‘Schierarsi’.