Roma, 26 giu. (askanews) – Dopo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale annunciata dal presidente Emmanuel Macron alla luce dei risultati delle europee, gli elettori francesi sono chiamati alle urne per rinnovare i mandati parlamentari il 30 giugno per il primo turno e il 7 luglio per il secondo. Le elezioni parlamentari anticipate sono state volute da Macron, tra tanti dubbi, anche nel suo campo politico, dopo la netta vittoria dell’estrema destra del Rassemblement National (RN) alle europee.
Come funzionano le elezioni legislative L’Assemblea nazionale ha 577 seggi. Il 30 giugno, primo turno, gli elettori sceglieranno uno dei candidati in corsa nella loro circoscrizione: chi ottiene la maggioranza assoluta (più del 50% dei voti con almeno il 25% degli elettori registrati), vince automaticamente, quindi il tasso di partecipazione è cruciale, contrariamente a quanto accade per le presidenziali. Se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta, si va al secondo turno il 7 luglio, con la partecipazione dei candidati che abbiano superato almento il 12,5% dei voti. Vince il candidato che ottiene il maggior numero di voti.
Il semipresidenzialismo In Francia vige un sistema di ‘semipresidenzialismo’: un presidente eletto direttamente (dal 1962) e un parlamento comunque dotato di ampi poteri. Questo sistema politico, noto come Quinta Repubblica, è regolato dalla Costituzione del 1958.
I possibili scenari Il partito di Macron conquista la maggioranza assoluta (almeno 289 seggi) dell’Assemblea nazionale. Scenario ritenuto poco probabile alla luce dei sondaggi, permetterebbe la conferma del primo ministro Gabriel Attal.
Il partito di Macron ottiene la maggioranza relativa (230 seggi) e deve stringere alleanze.
La maggioranza assoluta va al Rassemblement National di estrema destra o alla coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare. In questo caso Macron deve scegliere un primo ministro tra i membri della coalizione vincente e il primo ministro sceglierà poi i suoi ministri. Insomma, scatta la “coabitazione”.
Se nessun partito ottiene la maggioranza e non si arriva a formare una coalizione di governo, si potrebbe creare una delicata situazione di stallo, ma non sarebbe possibile indire nuove elezioni legislative prima di un anno. Per questo diversi analisti sostengono che il presidente Macron dovrebbe in quel caso dimettersi, eventualità per ora esclusa dall’inquilino dell’Eliseo che ha scomesso sul voto anticipato. Coabitazione Macron-Le Pen?
L’europarlamentare Jordan Bardella è proposto dal Rassemblement National come candidato primo ministro nel caso l’estrema destra ottenga la maggioranza assoluta, ma è il presidente a scegliere il capo del governo, quindi, fanno notare diversi analisti, Macron potrebbe tentare di nominare la storica leader Marine Le Pen, che verosimilmente rifiuterebbe sino a quando il presidente non nominerà Bardella o sino a quando si troverà una terza opzione.
In caso di ‘coabitazione’, il presidente mantiene alcuni poteri, come il comando delle forze armate e diversi aspetti della politica estera. La politica interna del Paese invece sarebbe controllata dal campo parlamentare.
Se un Presidente non è d’accordo con una legge, può sottoporre la questione al Consiglio costituzionale (un organo che garantisce il rispetto dei principi e delle norme costituzionali) o chiedere una seconda lettura all’Assemblea nazionale.
Come fa notare Euronews, che ha consultato al riguardo degli esperti, le questioni europee riguardano il capo del governo e quindi il parlamento, a decidere sulle questioni europee. “Gli affari europei non sono considerati politica estera. Sono in gran parte politica interna. Quindi spetta al governo decidere sugli affari europei”, ha affermato François-Xavier Millet. “Ma è chiaro che potrebbero esserci tensioni, come è normale che sia, tra il premier e il presidente in una situazione di coabitazione per quanto riguarda gli affari europei”, ha aggiunto Millet.
Durante la Quinta Repubblica, la Francia ha avuto tre periodi di coabitazione, in seguito a vittorie dell’opposizione alle legislative.
L’ultima coabitazione risale al 1997, quando il presidente di centro-destra Jacques Chirac sciolse il Parlamento, ma le elezioni furono poi vinte da una coalizione di sinistra guidata dal Partito Socialista: il primo ministro Lionel Jospin fu nominato primo ministro guidò il governo fino al 2002 e riuscì a introdurre una serie di leggi osteggiate dal campo presidenziale, come la settimana di 35 ore, l’assistenza sanitaria universale e le unioni civili per le coppie omosessuali.