Roma, 21 giu. (askanews) – Caso Regeni: il tribunale di Roma ha autorizzato la diffusione di un estratto del video proiettato interamente due giorni fa in aula, nell’ambito del processo a carico dei quattro 007 egiziani accusati di aver sequestrato, torturato ed ucciso Giulio. “Voglio che il sindacato possa tirare fuori dei guadagni e io sono in Egitto solo per la ricerca e non decido sui soldi” diceva Regeni la sera del 7 gennaio 2016, parlando con il rappresentate del sindacato degli ambulanti del Cairo, Said Abdallah, che con una telecamera nascosta nella camicia riprendeva il dialogo con il ricercatore friulano dell’università di Cambridge.
Nel video proiettato in aula, oltre due ore (doppiato da Stefano Accorsi e da Pif), il giovane ricercatore parla con Abdallah che poi lo denuncerà alla National Security egiziana dopo aver ripreso tutta la scena e aver cercato di far cadere in trappola, più volte, il suo interlocutore. “Giulio però non cade mai nei tranelli dell’ambulante e anzi è sempre molto didattico nelle sue risposte” aveva detto due giorni fa l’avvocato Alessandra Ballerini.
Il ricercatore dell’università di Cambridge fu trovato senza vita il 3 febbraio 2016 in una strada tra Il Cairo e Alessandria, in Egitto. Imputati per il sequestro, le torture e l’omicidio del giovane sono 4 ufficiali della National Security. La penalista, sempre accanto ai genitori di Giulio, i signori Claudio Regeni e Paola Deffendi, ha poi aggiunto: “Sarà chiaro poi dalla visione del video che parlano letteralmente due lingue diverse, non solo perché Giulio si esprime in arabo classico e Abdallah in dialetto egiziano, insomma non si capiscono. Non si capiscono anche perché hanno degli intenti diversi. Giulio è lì per aiutare mentre Abdallah è lì per poi tradirlo e consegnarlo alla National Security”.
Il lungometraggio tutto in soggettiva circostanzia i contatti tra Abdallah e gli agenti della National Security prima e dopo l’incontro con Regeni. Al centro del dialogo è il progetto da 10 mila sterline finanziato dalla fondazione britannica Antipode, che era stato individuato da Giulio. “Cosa sarebbe questa proposta – interroga Abdallah – non capisco di cosa si tratta. L’unica cosa che capisco è che ci sono 10 mila sterline. Bisogna stare attenti per non finire in galera”.
Regeni risponde che i soldi devono essere “investiti in qualche progetto, qualsiasi progetto non governativo ma affidato ai privati”. Quando Abdallah aggiunge ‘Bisogna stare attenti a parlare di queste cose perché si finisce in galera’ sembra quasi voglia avvertire il suo interlocutore. Ma pochi minuti dopo lo stesso Abdallah chiama uno degli 007, imputato nel processo e spiega: “Ho parlato con il ragazzo, ho paura che il video potrebbe cancellarsi, ditemi cosa devo fare. Vengo da voi”.