Bari, 15 giu. (askanews) – La proposta di Putin per risolvere la crisi in Ucraina “mi sembra più un’iniziativa propagandistica che una reale ipotesi di negoziato”. Nel giorno in cui in Svizzera si apre la Conferenza di pace (ma senza la stessa Russia e senza la Cina), Giorgia Meloni liquida così la proposta di trattativa avanzata da Mosca. Al summit di Burgenstock al momento l’Italia è rappresentata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani che però potrebbe essere raggiunto domani dalla presidente del Consiglio, che oggi si è trattenuta a Borgo Egnazia al termine di un G7 che definisce “un successo”.
“La Russia – ha ricordato – ha unilateralemte annesso quattro regioni e a oggi non le controlla per intero: se la proposta di Putin è siamo disposti a una trattativa se l’Ucraina riconosce l’invasione e cede le parti di quelle regioni sotto il suo controllo …. non mi sembra particolarmente efficace la proposta di dire all’Ucraina che si deve ritirare dall’Ucraina”. Dunque si procede con il sostegno a Kiev, ribadito dal G7 che ha sciolto il nodo dell’utilizzo dei profitti derivanti dagli asset russi congelati. Una trattativa difficile che ha visto una mediazione tra gli Stati Uniti e gli europei, che non saranno chiamati a contribuire. “Il prestito di circa 50 miliardi – ha spiegato – verrà fornito dagli Stati Uniti e anche Canada, Regno Unito e probabilmente Giappone, compatibilmente con i suoi limiti costituzionali, hanno annunciato di voler partecipare. Attualmente non intervengono in questo prestito le nazioni europee, anche considerando il fatto che gli asset si trovano tutti immobilizzati in Europa. Quindi l’Europa contribuisce già, individuando il meccanismo di garanzia per la restituzione di questo prestito”. Per quanto riguarda l’eventuale ‘scongelamento’ degli asset, avverrebbe “solamente nel caso di un processo di pace, ma io presumo che in quel processo di pace verrebbe negoziato anche il tema di chi debba pagare la ricostruzione dell’Ucraina”. Sempre a proposito di Kiev, Meloni dice di non essere “preoccupata” di un cambio di rotta degli Usa in caso di vittoria di Donald Trump, “fermo restando che preferisco non entrare a gamba tesa nelle elezioni degli altri Paesi”.
Per quanto riguarda la questione del Medio Oriente, il G7 dà “pieno sostegno alla preziosa proposta di mediazione portata avanti dagli Usa” facendo “ogni sforzo per scongiurare una escalation e arrivare a una soluzione strutturale secondo il principio due popoli due Stati”. Infatti, sottolinea, per “la pace dobbiamo avere dialogo e poi dobbiamo riconoscere il diritto alla sicurezza di Israele, il diritto di Israele di vivere nella pace, ma anche il diritto dei palestinesi ad avere il loro Stato nel quale vivere in maniera pacifica. Ed è questo che stiamo facendo”.