Roma, 4 giu. – Per questa puntata di Askanews EU Verified Series abbiamo come ospite Graham Watson, candidato nella lista Nord Orientale Stati Uniti d’Europa per il partito Renew Europe. Buongiorno Dottor Watson.
Buongiorno.
D. Lei è la prima volta che si candida in Italia. Quali sono le differenze, se ce ne sono, nello svolgere la campagna elettorale?
Ma fare campagna in Italia è un po diverso di quando facevo campagna in Gran Bretagna. In Gran Bretagna, si va ad ogni porta a bussare, a tentare di convincere la gente. Qui è piuttosto la campagna in strada, il volantinaggio. Questo mi piace. È evidente che in Italia in generale, il tempo è migliore che in Gran Bretagna, dunque, le abitudini sono diverse, e questo mi garba molto. Mi garbano molto anche i dibattiti tra i candidati di varie partiti, e quei dibattiti che si fanno ogni giorno nei giornali e in Tv. Vado oggi a Telenuovo Padova per un dibattito con altri candidati. Questa è una campagna in cui si è possibile avere un vero scambio di idee con diversi partiti. Fratelli d’Italia e la Lega, vogliono meno Europa. Noi Stati Uniti d’Europa, è chiaro, vogliamo più Europa, perché per noi meno Europa vuol dire più Cina, più Russia, vuol dire meno investimenti, meno posti di lavoro, meno opportunità per il cittadino italiano. Dunque, questo è un dibattito chiaro, in cui certi partiti, come ad esempio il PD l’opposizione ufficiale, si trova in difficoltà perché non hanno posizioni chiare, non hanno, come diceva Romano Prodi in un’intervista due giorni fa, non hanno proposte concrete per il futuro dell’Italia in Europa. Non danno l’idea di sapere dove andiamo. Noi Stati Uniti d’Europa sappiamo che andiamo verso un’Europa più potente, più capace di garantire benessere e sicurezza per i suoi cittadini.
D. Se dovesse essere eletto di quali commissioni vorrebbe fare parte e perché?
Io ho già fatto parte, perché sono stato vent’anni al Parlamento europeo, ho già fatto parte della Commissione sull’Economia della Commissione sui Budget della Commissione Affari Esteri e sono stato presidente della Commissione Giustizia e Affari Interni. A me piacerebbe questa volta anche mirare alla Commissione sui trasporti, perché ritengo che la politica del trasporto sia fondamentale per i nostri per la transizione dalle energie fossili alle rinnovabili, ad esempio, ma anche per permettere una miglior circolazione a livello europeo. Io vorrei anche vedere, ad esempio, un nuovo Trans European Network, una nuova rete transeuropea, per il ciclismo, perché adesso con le bici elettriche molte persone vanno in bici. Esiste già, grazie al lavoro della Federazione italiana amatori della bicicletta (Fiab) e di organizzazioni simili in ogni Paese. E in Europa esiste già una federazione europea dei ciclisti che lavora per fare una rete transnazionale anche per il ciclismo. Sembra una cosa strana, ma è vero.
D. E tornando invece al discorso del passaggio dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, che idea si è fatto lei degli obiettivi previsti dal Green Deal?
Ma io ero molto, sono molto entusiasta per il Green Deal. Ma ho visto che nelle ultime settimane la Von der Leyen è stato pronta a gettare dalla finestra tanti progressi. E questo è un problema perché lei non ha il diritto, secondo i Trattati, di annullare decisioni prese dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei ministri. Noi ci siamo messi d’accordo su certe riforme, soprattutto nel settore agricolo, che lei sembra pronta adesso a buttare via. Noi dobbiamo avere una grande discussione col prossimo Presidente della Commissione, o coi candidati a questa posizione, su quello che fanno loro durante la campagna elettorale. Il lavoro che è stato fatto è un lavoro serio, è un lavoro difficile, perché richiede agli agricoltori ad esempio dei cambiamenti importanti, però è per il benessere di tutti e anche per il loro futuro come produttori di cibo e di altri prodotti.
D. Recentemente lei è stato ospite della Fiera Vapitaly a Verona e sulle sfide sanitarie in Europa ha evidenziato la necessità di un approccio basato sulle evidenze scientifiche. Ritiene che l’innovazione possa essere uno strumento per portare avanti politiche di riduzione del danno che riconoscano il ruolo importante giocato dai prodotti a rischio ridotto?
Sì, assolutamente. E io ho un certo rammarico che il Governo italiano non ha ancora usato i fondi del Pnrr che sono li per investire nelle tre T che sono alla base della società di successo. Dunque, il talento, la tecnologia e la tolleranza. Cosa ha fatto il governo italiano finora? Non hanno impiegato neanche il 3% di questi fondi, hanno speso quasi niente. Hanno speso i fondi del Pnrr per mettere i pro-vita nei consultori. Questo non mi sembra una politica seria sull’uso dei fondi europei. Io vorrei vedere, come abbiamo visto in Francia, un programma chiaro, solido dal Governo e dai governi regionali di investimento di questi fondi. Qui nel Nord Est Italia abbiamo saputo negli ultimi giorni che gli enti regionali o comunali che hanno già speso o impegnato i soldi, vanno penalizzati.
D. Tornando al momento invece il tema dell’agricoltura che è stato uno dei più discussi ultimamente lei cosa pensa delle manifestazioni che ci sono state e cosa dovrebbe fare secondo lei il nuovo Parlamento su questo tema?
Sono contento che in una democrazia tutti hanno il diritto di protestare. E devo dire che ho anche una simpatia per gli agricoltori a cui viene chiesto un cambiamento importante in breve tempo, perché sappiamo, ad esempio, che dobbiamo usare la terra come contenitore per il carbone (CO2) e che se non facciamo questo c’è troppo carbone nell’atmosfera e il cambiamento del clima va avanti molto velocemente. Ma io penso che sia importante, ed è così che funziona la democrazia, che ci siano discussione tra i rappresentanti degli agricoltori. C’è un grande ufficio a Bruxelles della Confagricoltura italiana: dobbiamo discutere su come possiamo lavorare insieme per ottenere i goals (obiettivi) del Green Deal in modo da renderlo praticabile, anche per loro, senza imporre troppi costi, perché vogliamo anche un’agricoltura che sia concorrenziale sui mercati del mondo.
D. Un’ultima domanda: qual ruolo auspica per Renew nel nuovo Parlamento europeo?
Io spero davvero che Renew Group tornerà con un buon numero di deputati, se possibile più di 100, perché vedremo quasi sicuramente una presenza più ampia dell’estrema destra. E questa presenza è una presenza che vuole tornare, come ha detto anche chiaro e forte da Giorgia Meloni, a un’Europa delle piccole patrie, un’Europa dei confini. Vogliono chiudere il confine tra l’Italia e la Slovenia. Non è così che si procede. Questi sono costi immensi per le imprese e difficoltà per le persone. Bisogna fare più Europa. La destra non vuole. Spero ci sarà una maggioranza di persone che vedono le possibilità e le opportunità di una cooperazione molto più ampia tra gli Stati membri.
L’intervista è finita. Ringraziamo Graham Watson per essere stato con noi e per i numerosi temi trattati.
Grazie a voi.