Pollenzo, 31 mag. (askanews) – L’educazione alimentare come di studio sui banchi di scuola. E’ il forte appello lanciato da Slow Food nel giorno delle celebrazioni del ventennale dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, nel Cuneese, a due passi dalle Langhe, cuore di un territorio dove l’eccellenza gastronomica è di casa.
“Vent’anni di questa università segnano anche il diffondersi di una professione che un tempo non era neanche riconosciuta. Significa che la gastronomia è una scienza multidisciplinare: c’è bisogno di avere diverse competenze che qui si studiano, e nello stesso tempo l’appello che lanciamo è un appello molto molto importante per il nostro Paese. Che è l’appello perchè l’educazione alimentare entri nella scuola dell’obbligo di ogni ordine e grado – spiega ad askanews Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e presidente dell’Università delle Scienze Gastronomiche -. Non si può più andare avanti con una società civile che non ha gli strumenti per comprendere la complessità del momento”.
Un appello indirizzato a politica e istituzioni che, non a caso, è stato lanciato dal palco della conferenza “Educazione alimentare. Col cibo si educa, col cibo si cambia”, evento che ha segnato l’avvio dei festeggiamenti davanti al gotha dell’industria agroalimentare Made in Italy.
“L’approccio dei produttori è deteminante, ma nello stesso tempo l’educazione alimentare aiuta i produttori virtuosi e li agevola verso un processo di riconversione di molta parte della produzione – ci spiega ancora il fondatore di Slow Food – Noi oggi abbiamo bisogno di questa educazione perchè è propedeutica a una dimensione diversa, e anche a non utilizzare in modo spropositato delle parole: oggi si una in abbondanza il termine sostenibilità, ben più difficile è metterla in pratica”.
L’educazione alimentare a scuola può diventare un’arma decisiva nella lotta contro lo spreco alimentare nel mondo. “Purtroppo viviamo in un mondo ancora nel 2024 in cui quasi un miliardo di persone non ha accesso al cibo regolare, ma allo stesso tempo viviamo in un mondo in cui a livello globale si spreca un terzo del cibo prodotto – sottolinea Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia -. Sfameremmo 4 volte le persone che non mangiano con un terzo del cibo prodotto che viene sprecato. Allora cultura del cibo, dell’alimentazione, ma anche della produzione alimentare è fondamentale: è una scelta di libertà e, voglio dire, di uguaglianza”.
Sì, perchè il cibo di qualità – è la parola d’ordine di Slow Food – deve essere non solo buono, pulito e giusto ma soprattutto accessibile a tutti: “Oggi abbiamo bisogno di uscire da una logica estrattiva, in cui estraggo tutte le risorse che mi servono, le utilizzo e diventano scarto: è la logica che ci ha portato a questo livello di degrado, ambientale, climatico ma voglio dire anche relazionale, ed entrare in una logica rigenerativa, in cui estraggo il minimo di risorsa necessaria, la utilizzo e poi la reimmetto considerandola come ancora una risorsa – puntualizza ancora la presidente di Slow Food Italia -. Allora voglio dire, l’educazione alimentare in quest’ottica assume una rilevanza veramente fondamentale ed è uno tassello importante per dare gli strumenti alle giovani generazioni per affrontare le sfide che hanno davanti”.