Dermatite atopica in aumento: inquinamento e clima nel mirino – askanews.it

Dermatite atopica in aumento: inquinamento e clima nel mirino

Dermatologi SIDeMaST a congresso
Mag 30, 2024

Roma, 30 mag. (askanews) – Numerosi studi hanno dimostrato la connessione tra cambiamenti climatici ed incremento della dermatite atopica ed anche tra inquinamento ambientale e aumento della patologia. La cute dei soggetti affetti da dermatite atopica è infatti maggiormente sensibile se esposta a ossido di azoto, ozono e idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Non solo, l’esposizione delle future mamme agli agenti inquinanti favorisce i rischi di sviluppo della dermatite atopica entro i primi sei mesi di vita del neonato

Per ridurre il rischio di sviluppo ed esacerbazione delle patologie della cute, in particolar modo della dermatite atopica, occorrono strategie di politiche ambientali che limitino l’utilizzo dei combustibili fossili, promuovano pratiche di gestione sostenibile del territorio riducendo la quantità di inquinamento atmosferico e prevedano l’installazione di dispositivi di filtraggio dell’aria negli ambienti indoor. Numerosi studi hanno infatti dimostrato non solo la connessione tra cambiamenti climatici ed incremento della dermatite atopica, ma anche tra inquinamento ambientale e aumento della patologia. Inoltre, il trend in crescita dell’inquinamento atmosferico, dovuto soprattutto all’incremento dei veicoli a motore e all’uso del carbone per la produzione di energia elettrica, impatta sulla salute umana sin dall’età pre-natale. L’esposizione delle future mamme agli agenti inquinanti favorisce infatti i rischi di sviluppo della dermatite atopica entro i primi sei mesi di vita del neonato. Anche l’inquinamento derivante dagli incendi boschivi ha le sue ripercussioni in termini di aumento dei casi di dermatite atopica negli adulti e nei bambini.

A puntare i riflettori sul binomio inquinamento e cute e le ricadute sulla dermatite atopica sono i dermatologi della SIDeMaST, Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse riuniti in occasione del 98° Congresso nazionale in corso a Giardini Naxos (ME) fino al 31 maggio. La dermatite atopica è una malattia cutanea infiammatoria cronica caratterizzata da un difetto della barriera cutanea ed una alterata risposta immunitaria a sostanze irritanti e allergizzanti. Può insorgere in qualunque epoca della vita ed è caratterizzata dalla presenza di eczema con intenso prurito e importante impatto negativo sulla qualità di vita dei pazienti. È in costante aumento in termini di incidenza e prevalenza, soprattutto nei paesi industrializzati. In Europa e negli Stati Uniti, dati recenti suggeriscono che coinvolga circa il 20% dei bambini e il 7-14% degli adulti, con sostanziali variazioni tra i diversi Paesi. “È noto – afferma . Luca Stingeni, Presidente del 98° Congresso Nazionale SIDeMaST, Professore Ordinario di Dermatologia dell’Università di Perugia e Direttore della Clinica Dermatologica e del Dipartimento di Medicina Generale e Specialistica dell’Azienda Ospedaliera di Perugia – che variabili climatiche come la temperatura, l’umidità dell’aria, il carico di pollini e l’esposizione ai raggi UV influenzino i segni e i sintomi della dermatite atopica. Ma più recentemente, l’inquinamento ambientale è stato segnalato come fattore di induzione e/o aggravamento della patologia atopica attraverso molteplici meccanismi biologici. Tra questi, la formazione di radicali liberi dell’ossigeno (ROS), lo stress ossidativo, la compromissione della barriera cutanea e una risposta infiammatoria”. Considerando che, la cute rappresenta l’organo più esteso del corpo umano e funge da barriera tra l’organismo e l’ambiente esterno, il costante contatto con l’ambiente e gli inquinanti atmosferici può danneggiare direttamente la funzione di barriera cutanea e alterare l’omeostasi, vale a dire il processo che tende a mantenere stabili le condizioni interne all’organismo. Questa alterazione contribuisce allo sviluppo e all’esacerbazione delle malattie cutanee, tra le quali la dermatite atopica. In particolar modo, la cute dei soggetti che ne sono affetti è maggiormente sensibile se esposta a ossido di azoto, ozono e idrocarburi policiclici aromatici (IPA).