Milano, 29 mag. (askanews) – Il settore sottoli e sottaceti nel 2023 ha venduto nel segmento retail in Italia prodotti per un totale di 84.800 tonnellate, generando un valore di oltre 687 milioni di euro. Il prodotto più venduto della categoria restano le olive, regine della tavola sia in purezza sia nella preparazione di alcuni piatti. Seguono poi i sottoli, con una top tre che comprende: carciofini, funghi champignon e pomodori. Infine i sottaceti, con il podio occupato da capperi, cetriolini e cipolline. E’ questa la fotografia del comparto emersa in occasione della presentazione della campagna “Fatti sotto”, dedicata a questa categoria di prodotti. “E’ un progetto voluto fortemente da UIF e dalle aziende produttrici – spiega Mario Piccialuti, direttore generale di Unione italiana food – con l’obiettivo di accendere i riflettori su questi prodotti della tradizione italiana, far conoscere le loro caratteristiche, la loro storia e la loro origine, che è davvero molto risalente. Ma la campagna vuole anche porre l’accento sulle aziende che, da decenni in Italia, lavorano questi veri e propri tesori dell’orto e li ripropongono in modo sicuro e accessibile ai consumatori. Si tratta di un settore con aziende storiche, grandi e piccole, che hanno scelto questa produzione e la portano avanti con passione e ricercando prodotti sempre nuovi, in grado di stimolare la fantasia dei consumatori”.
In occasione dell’incontro milanese sono stati presentati anche i risultati del recente studio condotto da AstraRicerche per Unione italiana food che ha indagato il rapporto e il grado di conoscenza degli italiani in merito a questa categoria. Secondo l’istituto di ricerche, il consumo di vegetali conservati sottolio, sottaceto e in salamoia è ben radicato nelle abitudini degli italiani dal momento che il 72% degli intervistati afferma di mangiarli.
Se quasi tutti li consumano o li hanno consumati in passato, non è altrettanto unanime il grado di conoscenza in questo campo dell’alimentazione. Sono pochi, infatti, quelli che pensano di conoscere per davvero la categoria (58,4%). Coloro che ne sanno di più in materia sono le donne, in particolare quelle più giovani della GenZ o le over 45 anni. In generale conoscono maggiormente le marche che li producono (53,1%), gli ingredienti (51,9%) e, solo a seguire, gli aspetti nutrizionali e il processo produttivo.
Le donne sono anche le maggiori consumatrici (75%) ma per gli uomini la percentuale rimane alta (69%). L’abitudine al consumo di questa tipologia di alimenti cresce con il crescere dell’età, mentre a livello geografico si aggiudica il primato di utilizzo la zona del Triveneto. Per la maggior parte delle persone che amano queste conserve vegetali, il consumo è legato ad un’abitudine ben radicata e pertanto li acquista regolarmente. Infatti, il 41,3% li mangia tutte le settimane, mentre per il 46,3% è un’abitudine mensile. Coloro che li consumano con più frequenza sono gli uomini più giovani. Il trend risulta stabile per la maggior parte degli italiani, anche se va evidenziato come il 20% ha aumentato l’abitudine di adottare questi prodotti nella propria alimentazione, soprattutto gli uomini della GenZ.
Il consumo è prevalentemente domestico (73,2%), come contorno (66%), soprattutto per le persone di fascia di età più elevata. Li troviamo prevalentemente sulla tavola degli italiani a pranzo (64,2%) e a cena (72,4%). I più giovani li apprezzano soprattutto per degli spuntini a metà giornata, durante gli aperitivi o per arricchire i panini.