Gaza, Gallant sfida Netanyahu: governo Israele in crisi di nervi – askanews.it

Gaza, Gallant sfida Netanyahu: governo Israele in crisi di nervi

Ministro sostenuto da Gantz. Ben-Gvir, Smotrich, Levin con il premier
Mag 16, 2024

Roma, 16 mag. (askanews) – La spaccatura che da tempo covava nel cuore del gabinetto di guerra israeliano è esplosa, dopo che il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha sfidato ieri il primo ministro Benjamin Netanyahu a elaborare piani per il “giorno dopo” la guerra a Gaza, affermando che non avrebbe consentito alcuna soluzione che prevede il dispiegamento sul territorio dell’esercito o di un governo civile israeliano. I commenti di Gallant, immediatamente sostenuti dal suo collega ministro Benny Gantz, hanno gettato la leadership israeliana in un tutti contro tutti, nel mezzo del conflitto di Gaza, sollevando speculazioni immediate sul futuro del governo israeliano e della litigiosa coalizione di Netanyahu.

Con dichiarazioni senza compromessi, Gallant – il cui licenziamento lo scorso anno da parte di Netanyahu scatenò proteste di massa, una crisi politica e un’inversione di marcia da parte del primo ministro – ha chiesto pubblicamente a Netanyahu di descrivere i piani per un “piano del giorno dopo” a Gaza. “Già il 7 ottobre, l’establishment militare ha affermato che era necessario lavorare per trovare un’alternativa ad Hamas”, ha affermato Gallant, aggiungendo che “la fine della campagna militare è una decisione politica”. “Il giorno dopo Hamas sarà raggiunto solo da attori che sostituiranno Hamas. Questo è innanzitutto un interesse israeliano”, ha avvertito il ministro.

Il ministro della Difesa è stato sostenuto dal suo collega ministro Gantz, ex capo di Stato maggiore delle forze di difesa israeliane, che ha affermato che Gallant aveva detto la “verità”. Ma i commenti di Gallant, spiega il Guardian, hanno provocato un’immediata polemica politica, con Netanyahu che si è opposto rapidamente con una dichiarazione videoregistrata e con un appello da parte del ministro della Sicurezza nazionale di estrema destra, Itamar Ben-Gvir, affinché Gallant fosse sostituito. “Un simile ministro della Difesa deve essere sostituito per raggiungere gli obiettivi della guerra”, ha detto. “Dal punto di vista (di Gallant), non c’è differenza tra Gaza controllata dai soldati israeliani o dagli assassini di Hamas. Questa è l’essenza della concezione del ministro della Difesa, che è fallita il 7 ottobre e continua a fallire anche adesso”.

Rispondendo a Gallant, il ministro della Giustizia Yariv Levin ha detto da parte sua che “il popolo di Israele non è pronto per essere umiliato”. “Il popolo di Israele non è pronto per essere condotto verso un processo Oslo 2.0 che porterà Israele verso un altro disastro. Il popolo di Israele non accetterà di consegnare Gaza sotto il controllo dell’Autorità palestinese terrorista”, ha spiegato Levin. “Il popolo di Israele sa che la sicurezza di Israele sarà raggiunta attraverso la determinazione a vincere, non facendo affidamento sulle promesse di pace dei vili terroristi e delle loro varie organizzazioni”.

Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha accusato invece il collega Gallant di avere “effettivamente annunciato il suo sostegno alla creazione di uno stato terrorista palestinese come ricompensa al terrorismo e ad Hamas per il peggior massacro commesso contro il popolo ebraico dai tempi dell’Olocausto”. “Gallant si nasconde dietro vaghe dichiarazioni su un ‘terzo'” che governerà Gaza “che non è né Hamas né Israele per nascondere la verità. Ma la verità è che un partito del genere non esiste”, ha insistito Smotrich.

Alle tensioni nel governo israeliano continua a guardare, non senza interesse, Hamas. Il leader politico del movimento estremista palestinese, Ismail Haniyeh, ha insistito sul fatto che il gruppo dovrà essere coinvolto nella decisione sul governo del dopoguerra a Gaza, insieme ad altre fazioni palestinesi. “Noi diciamo che il movimento Hamas è qui per restare… e saranno il movimento e tutte le fazioni nazionali palestinesi a decidere il governo del dopoguerra a Gaza”, ha detto in un discorso televisivo. (di Corrado Accaputo)