Milano, 14 mag. (askanews) – Nel giorno del suo centesimo compleanno, il Consorzio Vino Chianti Classico ha presentato il suo “Manifesto di sostenibilità”, dichiarazione di intenti che guarda al futuro della Denominazione. La visione di un Chianti Classico sostenibile sia come sistema imprenditoriale sia come mezzo di salvaguardia del territorio, è stata illustrata dalla direttrice del Consorzio, Carlotta Gori, nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio a Firenze, al termine di un incontro dedicato a “sostenibilità e identità territoriale” a cui hanno partecipato i rappresentanti di alcune fra le più illustri Denominazioni e grandi vini del mondo: Champagne, Borgogna, Porto e Douro, Oregon e Barolo.
Il documento propone 57 regole d’indirizzo con l’intento di ridurre l’impatto ambientale tramite una gestione del territorio, delle superfici produttive e dei boschi, volta a preservarne le caratteristiche, le potenzialità, il paesaggio e la biodiversità, e di valorizzare la crescita e l’affermazione delle risorse sociali e culturali del territorio. Regole tra le quali i viticoltori sceglieranno quelle che maggiormente si adattano alle loro caratteristiche, alla loro identità, ai loro programmi, tenendo conto dell’invito del Consorzio a rispettarne almeno la metà e poi, secondo un piano stabilito, di aggiungerne altre. Il lavoro del Consorzio include “elementi innovativi” ispirati dallo studio del paesaggio culturale del Chianti Classico avviato nel 2018 dalla Fondazione della tutela del territorio Chianti Classico per la candidatura Unesco.
Il Manifesto, ha spiegato Gori – è “un progetto ambizioso che pone il patrimonio culturale del territorio come suo eccezionale fattore identitario che accompagna il vino Chianti Classico, aumentando sempre più la sua tipicità e la sua territorialità, ma anche inclusivo per far crescere, tutti insieme, la sostenibilità territoriale”. “Gli aspetti fondamentali su cui puntare e niente affatto scontati sono la cura delle vigne, della permeabilità dei terreni, della ricchezza dei microrganismi nei suoli, la fertilità, le piante sane, il rispetto per la natura e per gli animali, la biodiversità come fonte di vita, la responsabilità ecologica e sociale” ha proseguito Gori, ricordando che “il nostro territorio e le aziende che lo animano stanno da decenni dando un contributo fondamentale al raggiungimento di questi obbiettivi e nell’attuazione pratica di questa visione”.
“Abbiamo atteso fino ad oggi ad affrontare, come Consorzio, il tema così attuale della sostenibilità, per potergli dare una caratterizzazione, un’identità specifica che fosse in grado di evidenziare ed esaltare i caratteri distintivi della nostra denominazione e del suo territorio di produzione” ha aggiunto il presidente dell’ente consortile, Giovanni Manetti, parlando di “un manifesto che siamo certi i nostri viticoltori accoglieranno e renderanno vivo e attivo, fino a farlo diventare un vero impegno di sostenibilità del nostro territorio e delle sue produzioni”.
Il territorio del Chianti Classico è per il 62% boschivo, mentre il 52% della superficie vitata è biologica e moltissime sono le aziende in conversione. Il 75% delle Cantine conta meno di dieci ettari di vigneto, e la medesima percentuale di viticoltori imbottiglia direttamente il proprio prodotto. Lo studio per il riconoscimento Unesco de “Il sistema delle Ville Fattorie nel Chianti Classico” ha svelato ben 341 siti storici protetti, e oltre 100 ville fattorie. Negli ultimi 50 anni il 74% del territorio è stato preservato dalle trasformazioni rimanendo invariato, e solo il 4% è stato oggetto di antropizzazione.