Milano, 14 mag. (askanews) – Il contributo complessivo di Lidl Italia al Pil del Paese nel 2022 è stato pari a 7,2 miliardi, lo 0,4% del prodotto interno lordo, se si considera il complesso delle filiere attivate. Per capirne il peso occorre pensare che è il 22% in più del valore aggiunto del comparto siderurgico e 3,2 volte quello dei trasporti marittimi. A misurare il valore creato dal discount per l’economia italiana è il “Bilancio di impatto socio-economico di Lidl in Italia” realizzato da The European House – Ambrosetti.
“Lidl Italia negli ultimi 5 anni ha investito oltre 2,1 miliardi di euro nella rete nello sviluppo della rete logistica, nello sviluppo della modernità dei punti vendita – ci ha detto Massimiliano Silvestri, presidente Lidl Italia – Quindi il nostro successo non è frutto di casualità ma è basato su una grandissima politica di investimenti di consolidamento di quello che è il nostro marchio nel territorio italiano”.
Nel 2022 Lidl è diventata il settimo operatore nel mercato della gdo italiana, dal 12esimo del 2013, con una quota che sfiora il 6%. Il fatturato ha toccato i 6,7 miliardi con una crescita media annua negli ultimi 10 del 9%. Numeri che hanno concorso alla creazione di un valore aggiunto considerevole nell’ultimo decennio: “Il valore aggiunto consolidato dei dieci anni passa gli 8 miliardi di euro e Lidl come politica ha quella di non distribuire dividendi agli azionisti – ha messo in evidenza Valerio De Molli, managing partner & Ceo The European House Ambrosetti – Ho voluto confrontare questi 8 miliardi di valore aggiunto generato con quanto le top 10 quotate nella Borsa italiana hanno distribuito agli azionisti nell’ultimo decennio che sono 110 miliardi. Quindi circa l’8% di quanto Lidl ha generato come valore in questo Paese è rimasto sull’ecosistema del Paese”.
Tutto questo si porta dietro un impatto sull’occupazione che è cresciuta a un tasso dell’8,8% medio annuo, per un totale di occupati diretti che nel 2023 ha superato i 22mila collaboratori. Non solo; Lidl con i suoi 6,2 miliardi di beni e servizi acquistati in Italia rappresenta un traino alle esportazioni di prodotti alimentari che riforniscono gli scaffali dei punti vendita dell’insegna all’estero. “Sono circa 550 i partner fornitori di Lidl con diversi Brand della marca. Questo sottoinsieme di aziende che è partner da più di 5 anni ha, come gruppo, un moltiplicatore di crescita, di fatturato, valore aggiunto, dipendenti e investimenti che un multiplo più alto, per la precisione tra due e mezzo e 5, di tutti gli altri loro stessi concorrenti”.
A questo occorre aggiungere l’impatto fiscale di oltre 4,2 miliardi di euro, 2 volte in più rispetto a quanto previsto dal Pnrr per i servizi digitali e la cittadinanza digitale. E nel futuro dell’insegna di discount ci sono ulteriori investimenti che ne estenderanno la presenza in tutte le regioni, compresa la Basilicata dove entro fine anno apriranno i primi due supermercati:
“La nostra volontà – ha detto Silvestri – è quella di aprire 50 negozi l’anno nei prossimi tre anni con un investimento di circa un miliardo e mezzo che ci permetterà comunque di fare un ulteriore passo avanti in quello che è il radicamento da parte di Lidl Italia nel territorio italiano”.
Il traguardo è quello di arrivare al 2030 con 1.000 punti vendita lungo lo Stivale, accanto allo sviluppo di una struttura logistica che vedrà a settembre l’apertura del polo di Assemini in Sardegna.