Roma, 9 mag. (askanews) – “Sul problema della PSA dobbiamo fare chiarezza per evitare che si arrivi all’adozione da parte di Bruxelles di misure che non solo non aggiungerebbero garanzie, ma otterrebbero unicamente il risultato di penalizzare duramente il comparto suinicolo italiano”. Queste le prime dichiarazioni del sottosegretario al Masaf, senatore Patrizio La Pietra, a margine della riunione, tenutasi a palazzo Chigi con i rappresentanti dei ministeri interessati, sul tema della gestione della peste suina animale.
“Stiamo lavorando su più fronti – ha proseguito il sottosegretario La Pietra – per contenere in maniera tanto rigorosa quanto efficace la diffusione della Psa, come evidenziato anche dall’impiego e dal potenziamento, annunciato dal ministro Lollobrigida nel corso della presentazione del decreto Agricoltura, delle squadre specializzate dell’esercito”.
I militari messi a disposizione dal ministero della Difesa si avvarranno dell’impiego di gabbie per la cattura degli ungulati presenti sul territorio, oltre all’impiego di droni per il monitoraggio delle zone interessate e in particolare di quelle aree dove sono presenti allevamenti di suini, ha spiegato La Pietra.
Inoltre, alle Forze Armate si affiancheranno le organizzazioni di volontariato di protezione civile iscritte nei rispettivi elenchi territoriali e disponibili nell’attività di contrasto al fenomeno, “così da poter massimizzare gli sforzi per il contenimento della fauna selvatica di cinghiali, ma nel contempo tutti i ministeri interessati alla gestione della Psa, sono concordi nel procedere in Europa per ottenere una netta distinzione tra il problema dell’infezione del selvatico con quello del domestico in allevamento”.
Il sottosegretario ha sottolineato che “va evitato un inutile allarmismo e soprattutto una confusione tra i due argomenti, dato che il suino domestico allevato dai nostri produttori suinicoli non presenta nessun problema, viste le condizioni di assoluta sicurezza da possibili contagi in cui operano i nostri allevatori. Non avrebbe alcun senso, anzi sarebbe estremamente controproducente aver impiegato risorse economiche e umane per blindare i nostri allevamenti, farli lavorare in sicurezza e ritrovarci con un blocco delle esportazioni, perché in un bosco, a relativa distanza dagli allevamenti, viene ritrovata una carcassa di cinghiale infetto”.
Il punto, ha aggiunto, è che “un allevamento controllato e senza casi di Psa riscontrati non va chiuso e conseguentemente non si deve procedere con il blocco delle esportazioni. L’impegno del governo – ha concluso il sottosegretario La Pietra – è proprio incentrato sul cambio di quelle regole comunitarie che rischiano di danneggiare pesantemente il comparto suinicolo italiano, senza produrre nulla in termini di maggiore sicurezza, sulla quale il governo e gli imprenditori non si sono mai tirati indietro e mai lo faranno, in termini di sforzi prodotti”.