Roma, 9 mag. (askanews) – L’intera filiera suinicola “ha bisogno di aiuti straordinari, di nuove forme di accesso al credito per garantire la sopravvivenza di un settore che ha creato benessere in tanti territori, che ha valorizzato nel tempo le peculiarità dei territori, che non ha rincorso le delocalizzazioni per andare a produrre là dove costava meno produrre”. E’ la richiesta, e anche l’allarme, lanciato da Assica, l’associazione industriali delle carni e dei salumi aderente a Confindustria, che oggi a Cibus a organizzato un convegno per fare il punto sulla situazione del comparto dal titolo “Salumeria italiana: le sfide per il futuro, tra le incertezze del commercio internazionale e l’aumento dei costi produttivi”.
Il focus è stato la situazione attuale della salumeria italiana, che sta attraversando uno dei periodi più difficili degli ultimi anni, con l’allarme della peste suina africana (PSA) che incombe come una spada di Damocle sull’intero sistema produttivo. “Con il ritrovamento a metà aprile di un cinghiale infetto a Varano de’ Melegari, la zona di restrizione è stata allargata alle aree di Collecchio, Sala Baganza e Felino, mettendo in forte crisi le aziende che esportavano in Paesi quali il Canada e gli Stati Uniti. Abbiamo già aziende che hanno messo in cassa integrazione i dipendenti: da allarme sanitario la peste suina rischia di diventare un allarme sociale”, ha detto il presidente di Assica, Francesco Pizzagalli.
Si chiede quindi alle Istituzioni di intervenire con efficacia per aiutare la filiera. “Dobbiamo essere uniti nell’affrontare le opportunità di sviluppo attraverso modalità di confronto con le istituzioni. È giusto chiedere sussidi quando le nostre aziende vengono messe a rischio per colpe e situazioni che non sono imputabili a noi, ma i sussidi servono per affrontare la drammaticità del momento. Abbiamo bisogno di un sostegno reale agli investimenti, che sono quelli che garantiscono il futuro”, ha aggiunto Pizzagalli.