Torino, 29 apr (askanews) – Il ruolo dell’innovazione tecnologica, la necessità di creare un ambiente favorevole alla finanza tramite un opportuno sistema regolatorio, la visione strategica che deve guidare le scelte delle imprese in termini di allocazione dei capitali. Questi sono alcuni temi trattati nella tappa torinese del B7 Italy 2024, che ha messo al centro dell’attenzione il dialogo tra mondo delle imprese e governi in vista del G7 di giugno. Il B7 Italy 2024, di cui Deloitte Italia è l’unico Knowledge Partner, è guidato da Confindustria e presieduto da Emma Marcegaglia e ha un ruolo chiave nell’identificare e indirizzare le priorità dell’agenda economica globale, guidando i Paesi G7 nelle grandi sfide di oggi.
“Il ruolo dell’innovazione è essenziale nell’ambito delle transizioni – spiega Andrea Poggi, Innovation Leader e capo delegazione Deloitte del B7 -. Non c’è dubbio: la gestione delle sfide climatiche e la transizione energetica sono tra le priorità del G7. Poter gestire queste sfide assicurando la competitività è il vero obiettivo. Ed è qui che incide l’innovazione, che può essere il volano sui temi di maggior efficienza energetica e può consentire, in particolare tramite l’intelligenza artificiale, la valutazione attenta di modelli predittivi per la manutenzione e gestione delle infrastrutture, nonché per l’utilizzo corretto e ottimale dell’energia e delle risorse. L’innovazione è dunque fondamentale nell’ambito dell’efficienza energetica, ma anche e soprattutto nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie che siano sane e nell’accelerazione dell’economia circolare. Fondamentale è che nell’ambito del G7 l’agenda sulla transizione energetica abbia un forte allineamento con l’agenda sulla transizione digitale, e in particolare sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale”.
Interviene anche Stefano Pareglio, Presidente di Deloitte Climate & Sustainability: “Servono alcune mosse fondamentali. La prima è quella di completare la finanza della sostenibilità. L’Europa ha iniziato da tempo, deve completare, approfondire e semplificare questo percorso. Deve affiancare alla finanza sostenibile anche una finanza per la transizione, perché non necessariamente le imprese sono pronte per prodotti verdi, ma ci possono arrivare nel tempo. Inoltre, serve maggior trasparenza, così che i consumatori siano perfettamente informati sulla qualità ambientale, ecologica e carbonica dei beni che acquistano. Serve anche una maggiore cooperazione internazionale, in modo che le risorse – per loro natura scarse – non vadano perse per una sterile competizione. Solo con maggiore equilibrio sarà possibile raggiungere gli obiettivi”.
Altro aspetto da considerare è il valore degli stranded asset, dovuto all’obsolescenza anticipata delle infrastrutture energetiche delle fonti fossili, sostenuto in maniera più rilevante dai Paesi caratterizzati da una transizione energetica più veloce.
“Gli stranded asset sono uno dei temi piu importanti – afferma Angelo Era, Partner ed Energy, Resources & Industrials Industry Leader di Deloitte -. La dismissione anticipata di alcuni assets energetici comporterà distruzione di capitale investito. I costi dovranno essere sostenuti dalle aziende e dai consumatori. Alcuni analisti proiettano a 4000 miliardi il costo dei materiali distrutti. Riteniamo sia fondamentale la presenza di politiche industriali che facciano in modo che questo costo sia sostenuto dall’intero sistema economico e non dai singoli operatori. Altro aspetto fondamentale è l’indirizzo degli incentivi nelle tecnologie che hanno un futuro in modo da evitare di sovrainvestire in settori che hanno una vita utile non sufficiente a ripagare l’investimento”.
A fronte dello sforzo necessario, gli investimenti pubblici e privati sono ancora insufficienti. Secondo gli scenari IEA, raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050 richiede un aumento fino a 4,3 mila miliardi di dollari di investimenti annuali in energia pulita entro il 2030.