Roma, 25 apr. (askanews) – “Tornassi indietro, al 1945, forse non userei tutta la cortesia che abbiamo avuto nel rimettere in libertà i fascisti e userei altri metodi…”. E’ una promessa anche se suona un po come una minaccia l’intervento conclusivo di uno dei ‘partigiani di San Lorenzo’ che prende la parola dal palco dell’Anpi, in piazza di Porta San Paolo, a Roma. Le parole della “compagna” Luciana più evocative della “democrazia conquistata con il sangue” sono nette rispetto al passato: “I nostri morti vanno celebrati – sottolinea – per quelli loro si può avere pietà, ma ci sono responsabilità chiare rispetto al dolore provocato a tutto un Paese”.
Mancano pochi minuti alle 14 quando il suono dolce di un sax invade l’area che è quasi all’ombra della Piramide Cestia, sono passate da un po le ore convulse del primo mattino, quando solo grazie al lavoro metro per metro di polizia e carabinieri ha impedito che le manifestazioni della Brigata ebraica e dei movimenti in favore della Palestina arrivassero in contatto. Il massimo è stato quando intorno alle 8 i due schieramenti si sono insultati a pochi metri di distanza, affacciati alla recinzione in ferro della stessa Piramide, promettendosi un po di tutto. Il lancio di alcuni petardi ha di fatto interrotto la questione.
Mezzi blindati, furgoni ed auto delle Forze dell’Ordine hanno creato prima uno spazio cuscinetto, una sorta di terra di nessuno nella quale respirare, e poi in breve portato quelli della Brigata ebraica verso via del Campo Boario. Ma quando sono ricominciati le parole contro Israele dagli altoparlanti è ripresa la ‘fuga in avanti’ di alcuni della Brigata, tutti poi riportati indietro dagli stessi della comunità. Nella confusione qualcuno lancia una scatola di piselli ed un sasso. Vengono colpiti l’operatore di una tv alla testa ed un cronista di un sito internet d’informazione al naso. La corona di fiori deposta dalla Comunità ebraica capitolina è tranquilla accanto a quella dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia e dell’Associazione nazionale Granatieri di Sardegna. Il presidente della Comunità ebraica più tardi spiegherà in una nota: “Affrontiamo questo 25 aprile con la coscienza limpida di ciò che siamo e che siamo stati. Un baluardo di democrazia, proprio come Israele in un mondo che conosce solo la dittatura e la prevaricazione”.
Gli fa quasi eco Riccardo Pacifici, vicepresidente della European jewish association, e storico esponente degli ebrei romani. Parla mentre la manifestazione della Brigata ebraica si sta sciogliendo, ad un passo dal cordone degli agenti di polizia in assetto antisommossa. “Anche questa mattina abbiamo deposto una corona a porta San Paolo. Si è creata tensione perché alcuni gruppi arabi e pro Palestina, in modo provocatorio – dice subito ai cronisti – hanno detto che ci avrebbero cacciato dalla piazza. Hanno tentato di umiliarci”.
Sono stati lanciati sassi contro i giornalisti?, si chiede. “Gli imbecilli non mancano mai”, risponde e poi aggiunge: “Nessuno di noi voleva creare problemi. Molto più grave è stata la presenza di chi voleva riscrivere la storia. C’è un clima di intimidazione nei nostri confronti. Ma vogliamo ricordare a tutti che gli arabi durante la guerra erano dalla parte dei nazisti mentre la brigata Ebraica venne a combattere in Italia per portare la libertà”.
La tranquillità di Testaccio accoglie il corteo della Brigata ebraica vicino al cimitero acattolico, sotto ad un sole tiepido. I movimenti antagonisti, intanto, stanno liberando la zona della Piramide e mentre passano davanti alla Fao, all’Aventino, si fermano a fischiare e insultare la bandiera di Israele, che assieme a tante altre adorna la facciata della sede dell’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.
Intanto dalla Garbatella e dal ponte dedicato a Settimia Spizzichino, unica donna sopravvissuta al rastrellamento del ghetto di Roma, parte il corteo dell’Anpi. In testa ci sono Roberto Salis, Angelo Bonelli, Ilaria Cucchi. Il sindaco Roberto Gualtieri raccoglie il saluto di tanti e molti sono quelli che lo fermano e chiedono una foto. “È importante ricordare chi ha dato la sua vita per donarci la nostra libertà, la nostra democrazia, la nostra costituzione, la nostra Repubblica e il nostro sistema sociale avanzato. Tutto questo è figlio del coraggio di chi ha voluto non stare a guardare e dare la vita per partecipare alla liberazione dell’Italia e riscattarsi dai crimini del nazifascismo. Quelli della Liberazione sono valori preziosi che devono essere costitutivi della nostra nazione e cittadinanza e devono unire il Paese”.
La musica dei canti partigiani e di ‘Bella Ciao’ risuona tutto intorno, è cominciata la festa dell’Anpi e tanti prendono il microfono dal piccolo palco, a pochi metri dalle corone di fiori. Il papà di Ilaria Salis, Roberto, legge un messaggio della figlia e parte l’applauso: “Sono orgogliosa che nel mio Paese si ricordi tutti gli anni la cacciata dei nazifascisti grazie alla coraggiosa lotta di partigiani e partigiane – dice la giovane detenuta in Ungheria – Dalla mia cella ardentemente desidero che il mio paese si mostri tutti i giorni all’altezza della propria storia, che oggi come in passato voglia opporsi all’ingiustizia nel mondo e schierarsi dalla parte giusta della storia. Buon 25 aprile”.