Roma, 24 apr. (askanews) – TikTok, il social network più amato dai giovanissimi, è diventato uno dei maggiori ostacoli nelle relazioni tra Stati uniti e Cina. Nelle ultime ore il Senato ha approvato, all’interno di un pacchetto più ampio di misure, anche il provvedimento “sell-or-ban” nei confronti di ByteDance, la società cinese proprietaria della piattaforma di brevi video. Si tratta di un passaggio che porterà poi la norma sul tavolo del presidente Joe Biden, il quale ha già detto di volerla promulgare, mentre la piattaforma cinese promette una battaglia legale.
La legge prevede che ByteDance debba vendere la piattaforma, se vuole restare sul mercato Usa. E’ stata inserita nel pacchetto più ampio da 95 miliardi di dollari, in cui sono compresi anche aiuti all’Ucraina e a Israele ed è stata approvata con 79 voti a favore contro 18. Oggi Biden dovrebbe firmare il provvedimento.
La situazione, dal punto di vista di TikTok, è precipitata quando la scorsa settimana la Camera dei Rappresentanti – a maggioranza repubblicana – ha deciso di bruciare i tempi inserendo il provvedimento all’interno del pacchetto di misure ad alta priorità. Secondo alcuni osservatori, a spingere la Camera a indurire la posizione sarebbe stata l’asfissiante lobbying messa in piedi dalla parte cinese.
Come contentino a ByteDance è stata offerta una dilazione dei tempi per la vendita: non più sei mesi come nella precedente versione, ma nove mesi più tre nel caso in cui la vendita fosse in corso. Questo perché si tratta di un’operazione da diverse decine di miliardi di dollari.
L’approvazione viene in un momento importante. Proprio oggi inizia la visita del segretario di stato Usa Antony Blinken in Cina, che proseguirà fino al 26 aprile. Indubbiamente nei colloqui di alto livello che il capo della diplomazia americana terrà, sarà posta anche la questione di TikTok sulla quale il ministero degli Esteri cinese ha già espresso ostilità. Il portavoce dell’ambasciata cinese a Washington Liu Pengyu ha detto che la misura “mette gli Stati Uniti dalla parte sbagliata dei principi della concorrenza leale e delle regole del commercio internazionale”. E ha aggiunto: “Il modo in cui gli Stati Uniti hanno gestito la vicenda TikTok consente al mondo di vedere chiaramente se le ‘regole’ e l”ordine’ degli Stati uniti servono il mondo intero o solo gli Stati Uniti”.
Il provvedimento è stato giustificato dai legislatori con il timore che TikTok sia uno strumento per ottenere informazioni sugli utenti americani, che sono 170 milioni.
TikTok ha già annunciato che si appellerà ai tribunali contor il provvedimento, sostenendo che la norma viola i diritti di libertà di parola dei suoi utenti, visto che un nuovo proprietario potrebbe cambiare le politichhe di contenuto dell’app. Sostanzialmente, secondo gli esperti, siappoggerà al Primo Emendamento. “Per fortuna abbiamo una Costituzione in questo paese e i diritti del Primo Emendamento sono molto importanti”, ha detto – secondo il New York Times – Michael Beckerman, vicepresidente per le politiche pubbliche di TikTok.
Qualche speranza la piattaforma cinese la nutre. Quando era presidente, Donald Trump ha cercato di imporre una vendita o un divieto dell’app nel 2020, ma i giudici federali l’hanno bloccato. Il Montana ha cercato di vietare TikTok nello stato l’anno scorso a causa della proprietà cinese dell’app, ma un giudice federale diverso si è pronunciato contro la legge statale per motivi simili.
Solo una restrizione su apparati pubblici ha resistito al vaglio dei tribunali. Quando il governatore del Texas ha annunciato un divieto dell’app sui dispositivi e sulle reti del governo statale nel 2022 a causa della sua proprietà cinese, docenti delle università pubbliche hanno contestato il divieto in tribunale, sostenendo che limitava la loro libertà di ricerca. Un giudice federale ha tuttavia confermato il divieto statale a dicembre, trovando che fosse una “restrizione ragionevole” alla luce delle preoccupazioni del Texas e della portata ristretta che riguarda solo i dipendenti statali.
Opposizione al provvedimento è venuta anche da altre voci. L’American Civil Liberties Union (ACLU) ha contestato il linguaggio vago della norma, che rischia di essere interpretata in maniera estensiva. Preoccupazione viene anche e soprattutto dai creator di TikTok, che con l’app cinese ci lavorano. Alcini di loro hanno protestato di fronte al Campidoglio.