Roma, 23 apr. (askanews) – Su oltre 12 miliardi di euro di valore di importazioni agroalimentari del Brasile, 356 milioni di euro hanno riguardato nel 2023 prodotti italiani. L’Italia rappresenta l’ottavo fornitore di questo grande mercato, preceduto dai paesi confinanti (in primis Argentina, Uruguay, Cile, Paraguay) oltre a Portogallo, Stati Uniti e Cina. Nel corso degli ultimi cinque anni, gli acquisti di food and beverage dall’Italia sono cresciuti ad un tasso medio annuo del 10%, contro una media di mercato del 5,7%. E’ quanto emerge dallo studio prodotto da Nomisma e presentato oggi in occasione dell’VIII Forum Agrifood Monitor, organizzato in collaborazione con CRIF, per comprendere opportunità di mercato e supportare le imprese nei loro percorsi di crescita, in cui è contenuto un focus di approfondimento sul Brasile.
Di fatto, in uno scenario globale dominato da incertezze e tensioni geopolitiche, l’export agroalimentare italiano riesce a ritoccare verso l’alto il proprio record, superando i 62 miliardi di euro, con una crescita sui mercati esteri trainata da conserve vegetali (+13%), formaggi (+12%), ortofrutta (+9%) e carni preparate (+8%). Il maggior contributo alla crescita delle nostre esportazioni è derivato dai mercati dell’Unione Europea (+9%), mentre Nord America e Asia hanno fatto segnare rispettivamente un +0,1% e un -1,1%. In deciso aumento l’export verso il Centro-Sud America (+9%), al cui interno si è distinto il Brasile con un eloquente +22%.
Sono queste le principali evidenze dello studio prodotto da Nomisma e presentato oggi in occasione dell’ VIII Forum Agrifood Monitor, organizzato in collaborazione con CRIF per comprendere opportunità di mercato e supportare le imprese nei loro percorsi di crescita.E proprio il Brasile rappresenta il focus di approfondimento dell’ VIII edizione del Forum.
“Il Brasile rappresenta il decimo paese al mondo per valore del Pil e il settimo per numero di abitanti con prospettive di crescita per i prossimi anni – ha sottolineato Paolo De Castro, presidente del Comitato Scientifico di Nomisma, che ha aperto i lavori del Forum – Già da queste considerazioni si percepisce l’importanza di meglio regolamentare i rapporti commerciali che potrebbero trovare nella conclusione del negoziato Ue-Mercosur una leva strategica per rafforzare l’interscambio con le imprese europee, sulla base di standard produttivi equivalenti da un punto di vista sociale ed ambientale”.
“Per quanto il negoziato sull’accordo di libero scambio si protragga da oltre 20 anni e sia ancora in agenda, occorrerà attendere l’insediamento della nuova Commissione Europea dopo l’estate per capire che direzione prenderà”, ha aggiunto De Castro.