Roma, 23 apr. (askanews) – Servono contratti e prezzi adeguati quando i trapianti di pomodoro a costi raddoppiati sono in corso e non esistono certezze per i produttori di pomodoro da industria per la campagna 2024. Lo denuncia Coldiretti Puglia, spiegano che quello del pomodoro è un settore economico per cui al momento non ci sono contratti quadro o prezzi di riferimento, ma devono essere stipulati i contratti con un prezzo di riferimento giustamente remunerativo per le imprese agricole, secondo quanto previsto dalla normativa sulle pratiche sleali.
A fronte degli elevati costi di coltivazione, delle incognite climatiche e fitosanitarie, delle incertezze internazionali, tra cui i problemi legati al canale di Suez, “a valutata attentamente la superficie che ogni singola azienda investirà a pomodoro, non essendoci riferimenti rispetto ai prezzi che potranno essere corrisposti dall’industria”, chiede la confederazione agricola.
La Puglia detiene la quasi totalità della produzione del pomodoro all’interno di una filiera del Sud Italia, con 15.527.500 quintali di pomodoro da industria su una superficie di 17.170 ettari prodotti. La provincia di Foggia è leader indiscussa del mercato e rappresenta il maggiore bacino di produzione nazionale con una superficie media annua di 15.000 ettari e con una produzione di pomodoro da industria che si aggira intorno ai 14.250.000 quintali (1,4 milioni di tonnellate).
E in questo scenario “resce l’importazione di concentrato di pomodoro dalla Cina che ha rappresentato soprattutto un problema italiano, con distorsione della concorrenza – insiste Coldiretti Puglia – determinata da un prodotto che è arrivato a pesare, in termini di prodotto fresco, a seconda delle campagne, dal 10 al 25% della produzione nazionale di pomodoro da industria”
A livello UE ” pertanto necessario a estendere a tutti i 27 Paesi membri l’obbligo di indicare l’origine del pomodoro utilizzato nei derivati adottare il principio di reciprocità delle regole UE economiche, ambientali, etiche, anche per i prodotti importati, bloccando l’ingresso del prodotto che non le rispetta”, conclude la confederazione agricola.