Roma, 23 apr. (askanews) – “Grandola, Villa Morena” fu il segnale della libertà in Portogallo: una delle canzoni trasmesse per radio il 25 aprile di 50 anni fa per dare il via alla rivoluzione dei garofoni, l’insurrezione dei giovani ufficiali che rovesciò il sanguinoso regime di Salazar.
Il 25 aprile dunque festa di liberazione non solo in Italia, e festa europea poiché in quel biennio, 1974-1975, l’intera penisola iberica, la Spagna dopo il Portogallo, si liberò del fascismo.
Oggi i garofani rossi sono ancora coltivati per celebrare e in questo periodo serre e vivai sono in pieno fulgore. E come dice Anabela Araujo, proprietaria di un vivaio,”È un simbolo importante per la popolazione, per l’essere umano che sempre più dovrebbe farne un simbolo di pace, contro le armi e la guerra. Per il Portogallo fu una rivoluzione bellissima”.
Ma cosa resta degli anni di Salazar? Qui a Lisbona per esempio il museo della Resistenza che ricorda ben 48 anni di regime, la dittatura più lunga d’Europa, quasi 36mila prigionieri politici, e una popolazione tormentata da miseria, fame, analfabetismo e arretratezza. Ci sono ancora ex prigionieri politici che portano nella carne i segni delle torture. Aurora Rodrigues ex ministra della Giustizia, è una celebre dissidente che fu arrestata dalla polizia politica.
“Passai 16 giorni e notti consecutive senza dormire, la privazione del sonno era la tortura principale” racconta. “Ma mi hanno anche picchiata, colpita molte volte in faccia con i manganelli, anche sulle gambe. Il mio torturatore non si fermava e non diceva una parola. La gente pensa che le torture siano accompagnate da urla e insulti, ma lui non diceva una parola”.
Manuel Alegre ha 87 anni, poeta, scrittore, combattente della resistenza. “Il 25 aprile” dice “è stato un giorno di rivoluzione culturale, la cultura della libertà e della liberazione che prevale sulle gang e sulla paura. Tutta la vita sono stato un militante antifascista, un rivoluzionario. Tutta la vita ho aspettato quel momento”.
La rivoluzione portoghese, senza spargimento di sangue, aiutò la transizione alla democrazia anche in Spagna e poi nella Grecia dei colonnelli.