Roma, 19 apr. (askanews) – “Meloni non ama il confronto con i giornalisti. Preferisce raccontare, senza contraddittorio, il suo mondo magico: dove la nostra economia corre più che negli altri Paesi europei e la meritocrazia trionfa a tutto spiano, dove il nostro Paese grazie alla sua personale credibilità detta la linea su tutti i fronti internazionali. Quando però si ferma a rispondere a qualche domanda rischia l’inciampo. A volte rischia anche di più. Come ieri, a Bruxelles, a margine del Consiglio europeo, quando, incalzata da qualche domanda di troppo, ha sciorinato una serie di menzogne”. Lo denuncia via social il presidente M5s Giuseppe Conte.
“Ha affermato – accusa Conte all’indirizzo della premier- di non sapere nulla del rischio che la seconda agenzia di stampa del Paese possa finire in mano a un parlamentare della sua maggioranza che già possiede tre giornali. Pensate un po’: il dibattito infuria da settimane ma lei finge di ignorare che l’Eni, la più grande partecipata di Stato, stia cedendo l’Agi al deputato Angelucci, il tutto con la benedizione di Mario Sechi, già direttore di Agi, poi assunto da Meloni come suo responsabile dell’ufficio stampa da Meloni, infine transitato alla direzione del quotidiano Libero, di proprietà di Angelucci. Meloni ha detto il falso anche sul regolamento della par condicio, che proprio i parlamentari di maggioranza in Commissione di vigilanza hanno provato a forzare per consentire al Governo di raccontare un Paese irreale anche durante la campagna elettorale.Infine Meloni ha finto di ignorare gli emendamenti al ddl sulla diffamazione di Berrino, un parlamentare del suo partito, che prevedevano il carcere per i giornalisti”.
“Menzogne – attacca ancora il leader pentastellato- e omissioni. Meloni non deve fingere di meravigliarsi se poi i giornali stranieri si interessano di queste vicende e per la brutta figura che fa l’Italia. Spetta a lei porre rimedio. Intanto potrebbe smettere di dire menzogne. Perché se un Premier perde credibilità, il danno di immagine si riflette anche sul Paese che rappresenta.Nel caso poi avvertisse un sussulto di dignità, potrebbe alzare il telefono e dire alla sua ministra Santanché di compiere un atto di patriottismo e lasciare l’incarico di governo”.