Milano, 18 apr. (askanews) – Il 56esimo Vinitaly che si è concluso ieri sera a Veronafiere, “ha ribadito la determinazione del ‘Sistema Italia’ a difendere i valori più alti e identitari che questo comparto rappresenta per tutto l’agroalimentare italiano”. A dirlo è il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, ricordando che “la ricerca di Vinitaly-Unione Italiana Vini e Prometeia che abbiamo presentato proprio nel giorno inaugurale, aveva ed ha l’obiettivo di accendere un faro sul grande valore trasversale che il vino ha per il nostro Paese, e per questo ringrazio il Masaf e il ministro Lollobrigida per aver contribuito, anche dal punto di vista espositivo e della comunicazione, a sottolineare l’impatto socioeconomico del settore enologico”.
I dati dello studio sul vino in Italia hanno evidenziato una produzione annua di 45,2 miliardi di euro (tra impatto diretto, indiretto e indotto), 303mila occupati e un valore aggiunto di 17,4 miliardi di euro pari all’1,1% del Pil. Senza il vino, il saldo commerciale del settore agroalimentare scenderebbe del 58% e nel 2023 sarebbe passato da +12,3 a +5,1 miliardi di euro. Lo studio ha evidenziato che all’impatto economico complessivo della filiera contribuisce in modo sostanziale il turismo enologico che, se alimenta “al margine” l’economia turistica delle grandi città, può diventare fondamentale per molti piccoli centri e comunità rurali a vocazione vitivinicola. Nelle rilevazioni dell’Associazione Città del Vino, il turismo enologico coinvolge annualmente circa 15 milioni di persone (fra viaggiatori ed escursionisti) con budget giornalieri (124 euro) superiori del 13% a quelli del turista medio, per una spesa complessiva di 2,6 miliardi di euro.