Capri, 17 apr. (askanews) – Sanzioni individuali all’Iran e sistemi di difesa aerea all’Ucraina. C’è piena convergenza tra i ministri degli Esteri del G7, riuniti da oggi a Capri, per rendere più concreta la strategia da seguire per disinnescare un’ulteriore escalation in Medio Oriente e nella guerra tra Mosca e Kiev. E mentre il vertice sotto presidenza italiana è appena iniziato, gli sherpa sono già impegnati a limare il documento finale, che dovrebbe certificare i passi avanti compiuti sui due dossier più caldi della diplomazia internazionale.
Sul fronte mediorientale, i Paesi membri del G7 hanno raggiunto un accordo di massima perché dalla riunione dei ministri degli Esteri a Capri sia inviato un messaggio politico alla comunità internazionale sull’imposizione di sanzioni individuali all’Iran. I Sette Grandi hanno dunque raccolto gli appelli lanciati nelle ultime ore da diverse cancellerie occidentali. Non ultimi, sono stati i ministri degli Esteri di Regno Unito e Germania, David Cameron e Annalena Baerbock, a chiedere di far “fronte unito” contro l’Iran, in occasione di una loro visita in Israele, che ne ha tardato l’arrivo sull’isola nel Golfo di Napoli. L’attacco iraniano “non può rimanere senza risposta”, ha detto da parte sua Tajani accogliendo gli omologhi alla Certosa di San Giacomo e ricordando la posizione già espressa in tal senso anche dall’Unione europea, sostanzialmente favorevole a misure punitive individuali. Nel mirino, secondo quanto riferito da fonti della Farnesina, ci sarebbero soprattutto individui che contribuiscono alla catena di rifornimento dei missili balistici, la stessa catena di comando che poi fornisce questo tipo di armamenti alla Russia e ai gruppi alleati dell’Iran, per il loro utilizzo contro Ucraina, Israele e le navi nel Mar Rosso.
Sul dossier mediorientale si è registrata inoltre “ampia sintonia” tra Italia e Stati Uniti: le sanzioni a Teheran sono state al centro della bilaterale che Antonio Tajani ha avuto con il segretario di Stato Antony Blinken, prima di cena. I due capi della diplomazia hanno concordato sull’opportunità di inviare un segnale all’Iran, ma anche a Israele. La situazione tra lo Stato ebraico e la Repubblica islamica resta d’altra parte “tesissima”, ha sottolineato Tajani, che ha lanciato un nuovo appello alle parti affinché adottino la massima “prudenza”. I Sette Grandi si attendono una reazione di Israele all’attacco iraniano con missili e droni dello scorso fine settimana: “dobbiamo capire come sarà, continuiamo a lavorare per una de-escalation”, ha detto il titolare della Farnesina.
Ma per Tajani e Blinken qualsiasi ritorsione israeliana deve essere inserita in un processo politico che eviti di precipitare in una situazione fuori controllo. E mentre per i due capi della diplomazia resta fondamentale mantenere aperta la linea del dialogo con l’Iran, con l’Italia tra i possibili interlocutori, il passaggio per Israele sembra obbligato: il futuro dello Stato ebraico, secondo quanto emerso durante il colloquio, sarebbe nell’integrazione politica e di sicurezza con i Paesi della regione.
Quanto alla guerra in Ucraina, il G7 intende accelerare sulla consegna di sistemi di difesa aerea a Kiev, rispondendo concretamente alle richieste avanzate da tempo dal presidente Volodymyr Zelensky e dai suoi principali consiglieri. Fonti qualificate hanno confermato che sono soprattutto Italia, Germania e Stati Uniti a dare impulso a questa eventualità tra i Sette Grandi. Di questo dossier si discuterà in particolare domani pomeriggio, durante una sessione dedicata all’aggressione russa dell’Ucraina, alla presenza del ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, e del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Il capo della diplomazia di Kiev giungerà a Capri con un obiettivo preciso: chiedere un concreto contributo alla difesa aerea del suo Paese, in vista di una possibile offensiva estiva delle forze di Mosca. E i Sette Grandi sembrano essere tutti concordi sulla necessità di dare maggiore concretezza alla chance di difesa dell’Ucraina. Per questo, sul tavolo, ci sarà anche la proposta Nato di un nuovo Fondo da 100 miliardi per la difesa ucraina, avanzata dallo stesso leader dell’Alleanza atlantica. Bisognerà verificarne un’eventuale base giuridica e bisognerà tecnicamente capire come si può fare”, ha comunque avvertito Tajani.
L’eventuale contributo dei singoli Paesi del G7 alla difesa aerea di Kiev dipenderà in ogni caso dalle disponibilità finanziare e dai mezzi a disposizione di ciascun contribuente. Il nostro Paese, ha evidenziato Tajani durante la bilaterale con Blinken, contribuisce già a numerose missioni multinazionali al mantenimento della pace nel mondo, con un budget che esula dalla spesa complessiva del 2% del Pil richiesto dalla Nato. Secondo quanto si è appreso, comunque, una delle possibilità che il nostro Paese potrebbe prendere in considerazione sarebbe l’eventuale finanziamento di una linea di credito per l’acquisto di F-16, aerei sui quali l’aviazione ucraina ha già ricevuto un apposito addestramento. (di Corrado Accaputo)