Roma, 10 apr. (askanews) – Un sentiero stretto, dal quale uscire in fretta. È quello che sta attraversando il comparto vitivinicolo italiano, chiamato a confrontarsi con diversi fattori di criticità che continuano a minare la competitività delle imprese e che rischiano alla lunga di avere impatti anche sull’indotto del settore. “Il problema numero uno si chiama costo del denaro a cui si aggiunge l’impennata dei costi delle materie prime che non registra ancora riduzioni consistenti”: lo ha detto Luca Rigotti, presidente del settore Vino di Confcooperative, in apertura della conferenza stampa organizzata da Confcooperative Fedagripesca e svoltasi a Milano in collaborazione con la Regione Lombardia.
“Sui bilanci delle aziende – ha spiegato Rigotti – pesano ancora l’onda lunga dell’incremento dei costi produttivi, ai quali si sommano gli effetti inflazionistici e soprattutto l’innalzamento del costo del denaro che sta impattando pesantemente anche sulla capacità di spesa delle famiglie, un fattore che si ripercuote negativamente pure sul consumo del vino”. Lo scenario di difficoltà che sta attraversando il vino rappresenta per il Presidente del settore Vino di Confcooperative “una crisi strutturale, non congiunturale, con impatti differenti su prodotti e aree di produzione. A pesare sono anche i cambiamenti climatici che rendono sempre più difficile fare viticoltura”. Ma quali sono gli elementi di scenario con cui le aziende si trovano a fare i conti? Nel corso della conferenza stampa è stato presentato uno studio Censis dal titolo “Il vino italiano si confronta con una non facile congiuntura”.
Gli effetti della impennata dei costi delle materie prime sono ancora evidenti sui bilanci delle aziende vitivinicole. La crisi della logistica mondiale, dopo il forte rimbalzo delle attività economiche e a seguito della rimozione delle restrizioni ai movimenti di merci e persone imposte dalla pandemia, ha creato forti ritardi nella fornitura di materie prime e semi lavorati, determinando un’impennata dei prezzi di molti prodotti. Fra il 2020 e il 2023, ad esempio, gli imballaggi di legno per il settore del vino sono lievitati del 28,2%, il sughero del 14,8%, gli imballaggi di carta del 31,7%; questi ultimi, insieme agli imballaggi di legno, hanno avviato una riduzione del prezzo fra il 2022 e il 2023. Il vetro e, quindi, le bottiglie, hanno, invece, seguito una tendenza crescente a partire dal 2021: +20,4% fra il 2021 e il 2022, +25,3% fra il 2022 e il 2023. A consuntivo degli ultimi quattro anni, l’aumento del prezzo del vetro ha superato il 50%.