Roma, 4 apr. (askanews) – Il ragazzo di “The Millionaire” Dev Patel è cresciuto e ora racconta a suo modo Mumbay e il suo sottobosco. È arrivato infatti contemporaneamente nei cinema italiani e in quelli americani “Monkey Man”, il suo primo film da regista, un thriller d’azione di cui è anche sceneggiatore, protagonista, produttore.
Ispirato alla leggenda di Hanuman, simbolo di forza e coraggio, “Monkey Man” vede Patel nei panni di un giovane anonimo che si guadagna da vivere in un fight club clandestino. Notte dopo notte, indossando una maschera da gorilla, viene picchiato a sangue da lottatori più famosi, in cambio di denaro.
Dopo anni di rabbia repressa, Kid scopre un modo per infiltrarsi nell’enclave della sinistra élite della città. Mentre il suo trauma infantile ribolle, le sue mani misteriosamente sfregiate scatenano una esplosiva ondata di vendetta per regolare i conti con gli uomini che gli hanno tolto tutto. “Volevo creare un eroe che non fosse sicuro di sé, che non avesse le giuste risposte alle giuste domande” dice Patel. “È stato profondamente traumatizzato e vive uno stress post traumatico, non sa come usare quelle emozioni che lo fanno sentire fragile, disperato. Ma guarda in faccia i suoi demoni, vede le sue cicatrici, anche se in modo diverso rispetto a come lo farebbe un normale guerriero”.
In “Monkey Man” tra scene d’azione e violenti combattimenti Patel racconta gli emarginati, soprattutto attraverso una comunità transgender. E il suo viaggio di vendetta lo porterà a diventare il salvatore delle persone povere e impotenti, tormentate da leader corrotti. “Tutti noi abbiamo delle cicatrici, visibili o invisibili. Lui incontra questa comunità transgender in India che deve combattere contro i propri problemi. Saranno loro a far sì che le sue cicatrici non siano più solo un emblema del suo trauma, che lui le veda come uno strumento che lo renderà un guerriero” conclude Patel.