Milano, 2 apr. (askanews) – Una vita sul palco, il live come missione, Zucchero da dopo il covid non ha mai spesso di suonare dal vivo portando la musica e le sue storie tra la gente. Ora è ripartito con l’Overdose d’Amore Wild World Tour dalla mitica Royal Albert Hall di Londra, che lui ha già conquistato tante volte. Un suono autentico, artigianale, dove strumenti e voce sono reali, come piace raccontare a Zucchero che a 68 anni non ha intenzione di appendere la chitarra al chiodo. “Vasco a detto di voler morire sul palco ma io l’ho detto prima di lui e ci sono anche andato vicino. Non faccio annunci, un giorno scenderò dal palco e sarà l’ultimo”.
“Il live è la cosa reale, è cotto e mangiato, è un fatto istintivo, è un incontro, dai e ricevi. E’ tutto meno calcolato anche se c’è un un grande lavoro di prove e dettagli. In questo momento ma anche prima del covid ho pensato di passare il mio tempo con i live”.
Dopo la leg europea, sarà la volta dei 5 appuntamenti negli stadi italiani d’estate e poi ancora negli Stati Uniti, in Canada e in Sud America. Capace di parlare col cuore al pubblico, da vero bluesman, ha raccontato negli anni i momenti bui e difficili ma anche la gioia di vivere e l’ironia. In cantiere ha ancora tanto da dare e da dire. E lascia intendere che sono in arrivo nuove canzoni.
“Essendo stato un po’ il bastian contrario in questo momento di buio del mondo con le guerre e tutto quello che sta succendendo, sto scrivendo e sto pensando a cose molto positive, alla luce. Tendo in questo ultimo anno a essere più speranzoso e positivo”.
Sul palco di Londra ha voluto ricordare la sua prima volta a alla Royal Albert Hall, come supporter di Eric Clapton per 12 serate: “Era il 1991 la finestra della mia camera in hotel era aperta e volevo buttarmi giù. Torno sempre nello stesso hotel ma ora le finestre possono stare chiuse”. E poi invita tutti divertirsi ogni tanto.