Roma, 29 mar. (askanews) – Una transizione giusta che tenga conto delle esigenze di imprese, cittadini e ambiente non può escludere una tecnologia come il nucleare. Ne è convinta l’Ugl sindacato per il quale questa forma di produzione di energia non può essere considerata con un approccio pregiudiziale, caratterizzato da emotività, frutto di un dibattito poco e male informato. Il sindacato si è fatto promotore infatti di una giornata di discussione al Senato, “Il nucleare in Italia nella transizione energetica: sostenibilità e indipendenza”, organizzata dall’Ugl Chimici e alla quale hanno partecipato istituzioni e stakeholder per affrontare un tema tornato di stretta attualità. Per il governo, che ha un approccio laico sul sul nucleare e che guarda alla tecnologia di IV generazione, ha partecipato il viceministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica.
Vannia Gava: “Dobbiamo correre e dobbiamo soprattutto fare sistema con gli stakeholder, con tutte le associazioni di categoria, con chi sta già lavorando ed è impegnato anche all’estero. Noi come Ministero abbiamo fatto il Tavolo del nucleare sostenibile con all’interno appunto stakeholder e imprese e soprattutto abbiamo messo 135 milioni nel programma Mission Innovation proprio per portare e dare sviluppo e ricerca a questa tecnologia perché va assolutamente studiata ma soprattutto va portata avanti”.
L’Ugl si candida ad essere il sindacato del sì al nucleare, una posizione, ha spiegato Luigi Ulgiati, Vice segretario generale che va portata avanti creando occasioni per un confronto che dia l’opportunità di informare e formare l’opinione pubblica.
“Noi siamo una parte sociale, rappresentiamo una parte sociale e vogliamo essere promotori di un ragionamento che si può fare nel Paese come dicevo prima anche in termini di divulgazione ma anche in termini di dibattito. Oggi c’è stato un dibattito ovviamente anche un dibattito affrontato da persone di altissimo spessore politico e scientifico, di imprese che hanno delle altissime competenze e crediamo di poter svolgere un ruolo anche di collante e cercare di attenuare quelle inconsapevolezza rispetto a questa energia sulla quale troppo male si è detto ma non si è mai affrontato quelle che possono essere le positività non solo in termini economici ma anche in termini di ambiente e anche in termini di eventuali rifiuti che possono essere invece riutilizzati nell’ambito delle nuove tecnologie nell’ambito delle nuove centrali”.
Il dialogo informato, soprattutto quello con i territori anche in vista del dibattuto Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, resta quindi la strada maestra anche per Gian Luca Artizzu amministratore delegato del gruppo Sogin, la società pubblica incaricata della messa in sicurezza dei rifiuti: “Bisogna che noi come Sogin e come governo facciamo uno sforzo maggiore in comunicazione, in dialogo con i territori prima di tutto. Con il deposito noi abbiamo iniziato per la prima volta un débat public in Italia su tematiche legate a grandi infrastrutture e questa è una grande infrastrutture ed è essenziale per il paese e stiamo anche noi imparando facendo in interazione con i territori. È molto importante continuare su questa strada perché per quanto attualmente ci siano tutte queste opposizioni all’opera noi ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando e sta cambiando soprattutto da parte dei giovani”.