Città del Vaticano, 29 mar. (askanews) – I drammi dell’umanità, vecchi e nuovi, tra guerre, sofferenze e solitudini ma anche tra chi punta il dito e condanna senza appello, semmai avvalendosi di nuovi strumenti come le tastiere di un computer: gli “odiatori” via web. Ed a tutto questo che, anche nel 2024, si contrappone il messaggio del Cristo e la sua parabola umana, verso il Golgota e l’orrore di una croce, passaggio obbligato per la gioia esplosiva di una Risurrezione. E’ la millenaria parabola cristiana, fatta di sofferenza ma anche di nuova vita, descritta quest’anno – per la prima volta – dalla sensibilità di Jorge Mario Bergoglio attraverso i suoi commenti alla rievocazione della “Via Dolorosa” che, come tradizione, si è svolta nell’Anfiteatro Flavio di Roma nella notte più tragica per i cristiani, quella del Venerdì Santo. Un rito antichissimo che anche quest’anno, però, non ha visto la partecipazione diretta del Pontefice che, all’ultimo momento, non si è recato, come era previsto inizialmente, al Colosseo. E’ stata una nota del Vaticano a spiegare, infatti, che “per conservare la salute in vista della Veglia di domani e della Santa Messa della domenica di Pasqua, questa sera Papa Francesco seguirà la Via Crucis al Colosseo da Casa Santa Marta”. Francesco, conscio delle sue fragilità fisiche, ha dovuto, quindi, disertare per la seconda volta l’appuntamento al Colosseo, tradizionale momento di preghiera e riflessione del Triduo Pasquale, malgrado le migliaia di fedeli che lo aspettavano. Una presenza la sua, non fisica ma certamente spirituale, visto che quest’anno, per la prima volta, ha voluto scrivere di suo pugno le riflessioni e le preghiere che hanno accompagnato i fedeli di tutto il mondo nelle quattordici tappe della tragitto di Cristo fino al Golgota.
Riflessioni, quelle del pontefice, che hanno ripercorso i drammi di Cristo intrecciandoli a quelli dell’uomo e dell’umanità intera. Da quelli più collettivi, come guerre, ingiustizie e violenze che attraversano il mondo, fino alle più personali ed intime come la spinta inesauribile all’odio, che si esplica anche in forme nuove come l’utilizzo malato di uno strumento quale il computer, all’abbandono di anziani e più deboli, fino alla mai superata “questione femminile”, con le donne vittime di una società che, come minimo, le emargina. Francesco nella Sesta “Statio” dedicata a Gesù che “riceve conforto dalla Veronica che gli asciuga il volto”, ha voluto sottolineare come nel mondo d’oggi esistono nuovi e sofisticati metodi per procedere alle “esecuzioni”. E tra loro c’è anche quello che passa attraverso la tastiera di un computer. “Gesù, tanti seguono il barbaro spettacolo della tua esecuzione e, senza conoscerti e senza conoscere la verità, emettono giudizi e condanne, gettando su di te infamia e disprezzo. Accade anche oggi, Signore, e non serve nemmeno un macabro corteo: basta una tastiera per insultare e pubblicare sentenze”, ha, infatti, scritto Francesco nelle sue riflessioni. Da qui la sua considerazione: “mentre tanti urlano e giudicano, una donna si fa strada in mezzo alla folla. Non parla: agisce. Non inveisce: s’impietosisce. Va controcorrente: sola, con il coraggio della compassione, rischia per amore, trova il modo di passare tra i soldati solo per darti sul volto il conforto di una carezza. Il suo gesto passerà alla storia ed è un gesto di consolazione”.
Poi, come ha fatto instancabilmente in tutti questi mesi, una condanna per le guerre che insanguinano il mondo. Non bisogna mai smettere di piangere per le tragedie che attraversano il mondo e per la “follia della guerra” che lo investe sempre più, haaffermato, infatti, il Papa nel testo della Via Dolorosa, per poi domandare: “la mia preghiera sa piangere? Mi commuovo davanti a te, crocifisso per me, davanti al tuo amore mite e ferito? Piango le mie falsità e la mia incostanza? Di fronte alle tragedie del mondo il mio cuore è di ghiaccio o si scioglie?”. Ed ancora: “Come reagisco alla follia della guerra, a volti di bimbi che non sanno più sorridere, a madri che li vedono denutriti e affamati e non hanno più lacrime da versare?”.
“Tu, Gesù, – ha proseguito Francesco nella sua preghiera per il Venerdì santo – hai pianto su Gerusalemme, hai pianto sulla durezza del nostro cuore. Scuotimi dentro, dammi la grazia di piangere pregando e di pregare piangendo”. Una esortazione che non ha dimenticato di citare altre situazioni a lui evidentemente molto a cuore come quelle delle vite non accolte e rifiutate in ogni stadio dell’esistenza umana. “Gesù, – ha infatti detto – fà che ti riconosca e ti ami: Nei bimbi non nati e in quelli abbandonati. In tanti giovani, in attesa di chi ascolti il loro grido di dolore. Nei troppi anziani scartati. Nei detenuti e in chi è solo. Nei popoli più sfruttati e dimenticati”.
Infine, un pensiero il Papa lo ha voluto dedicare alle donne, spesso ancora ai margini delle nostre società. “Gesù, chi ti segue fino alla fine lungo la via della croce? Non i potenti, che ti aspettano sul Calvario, non gli spettatori che stanno lontano, ma le persone semplici, grandi ai tuoi occhi e piccole a quelli del mondo. Sono le donne, a cui hai dato speranza: non hanno voce ma si fanno sentire. Aiutaci a riconoscere la grandezza delle donne, loro che a Pasqua sono state fedeli e vicine a te, ma che ancora oggi vengono scartate, subendo oltraggi e violenze”. Un riferimento alla situazione femminile che le riflessioni di Papa Bergoglio ha voluto intrecciare nell’Ottava Stazione della Via Crucis, quella che di Gesù che incontra le donne di Gerusalemme trascinato verso il Calvario. “Gesù, – è stata la preghiera e la riflessione di Papa Francesco – le donne che incontri si battono il petto e fanno lamenti su di te. Non si piangono addosso, ma piangono per te, piangono sul male e sul peccato del mondo”.