Roma, 21 feb. (askanews) – L’Alta Corte di Londra ha stabilito che Julian Assange non sarà, almeno per adesso, estradato negli Stati Uniti, e ha chiesto garanzie al governo americano sul fatto che l’attivista, hacker e giornalista australiano potrà fare affidamento sul Primo Emendamento della Costituzione degli Usa (che protegge la libertà di parola), non sarà pregiudicato durante il processo in ragione della sua nazionalità e che la pena di morte sarà esclusa. La corte ha quindi per una nuova udienza il 20 maggio.
Assange ha passato in fuga gli ultimi 14 anni della sua vita, perseguito con molteplici accuse. La principale è quella di aver violato nel 2010 i sistemi informatici del governo americano con la collaborazione di un militare analista di intelligence, e di aver pubblicato oltre 700.000 documenti, di cui la maggior parte confidenziali o coperti da segreto, sul sito di crowdsourcing investigativo Wikileaks, da lui fondato nel 2006.
L’hacking perpetrato insieme all’analista militare Chelsea Manning, rivelò attraverso Wikileaks fatti qualificabili come crimini di guerra, fra cui in particolare l’uccisione di 18 civili iracheni durante l’attacco di un elicottero militare americano a Baghdad nel 2007, oltre ad attività di spionaggio americano, anche presso paesi alleati; ma anche episodi di corruzione in numerosi paesi riferiti da diplomatici americani nelle loro comunicazioni con il Dipartimento di Stato Usa. Una piccola parte di questi file sono stati divulgati attraverso accordi con diversi giornali fra cui The New York Times, The Guardian e Der Spiegel, ma la stragrande maggioranza sono stati pubblicati integralmente, senza ricerche sul contesto e senza rimozione delle fonti o altri dati sensibili. Il governo americano ha sostenuto che queste pubblicazioni in massa e senza salvaguardie hanno messo a rischio la vita e l’integrità di numerose persone identificate con nome e cognome, in particolare in Iraq e Afghanistan.
Su Assange pendono 18 capi d’accusa di cui 17 sulla base dell’Espionage Act, che secondo i suoi avvocati e sostenitori potrebbero costargli fino a 175 anni di prigione negli Stati Uniti. Il Dipartimento della Giustizia Usa, nel rendere pubblica nel 2019 l’accusa di hacking, ha indicato come nel caso in cui la colpevolezza di Assange sia provata, è probabile una sentenza fra i cinque e i sei anni per questo delitto.
Assange è stato arrestato nel 2019 a Londra dopo essere stato spogliato dell’asilo sotto protezione diplomatica dall’ambasciata dell’Ecuador, dentro la quale aveva vissuto ininterrottamente durante i precedenti sette anni per sfuggire a una domanda di estradizione della Svezia. In Svezia infatti Assange era stato accusato nel 2010 di violenza sessuale, accuse poi progressivamente cadute in prescrizione, di cui si è sempre professato innocente sostenendo che fossero un pretesto per poterlo poi estradare dalla Svezia verso gli Stati Uniti. Come conseguenza delle accuse svedesi, Assange era stato arrestato, ed era stato rimesso in libertà su cauzione, decidendo poi di fuggire nell’ambasciata ecuadoriana violando i termini della cauzione.