Roma, 23 mar. (askanews) – Manca la manodopera nel settore del marmo in Toscana e se non sarà affrontato il problema molte aziende rischiano la chiusura. E’ quanto afferma Cosmave, il consorzio del marmo della Versilia, che segnala da tempo la scarsità di forza lavoro specializzata.
Il lapideo sconta un problema di attrattività del mondo della manifattura, ma anche caratteristiche proprie (il marmo è un materiale difficile da lavorare; sono richieste manualità, dedizione e pazienza) e deve fare i conti con il mancato turn over e l’aumento dei prepensionamenti, che per l’anno in corso sono stimati in oltre 31 mila unità.
“Con tali premesse – per Cosmave – risulta impossibile pensare al mantenimento della filiera corta, fortemente auspicata anche dalle imprese e su cui da anni il Consorziolavora collaborando con la Scuola del Marmo dell’ISI Marconi di Seravezza, che vanta ormai il 100% di occupazione post diploma. Il vincolo normativo da solo non basta alla sua attuazione; anzi, l’obbligo di lavorazione in loco andrebbe a vantaggio delle aziende più strutturate che, dovendo sopperire alla carenza di manodopera, potranno avvalersi di robot e processi automatizzati, elemento che andrà a discapito anche dei lavoratori stessi e porterà certamente ad un aumento della concorrenza per le realtà tradizionali (artigianali), causando un ulteriore impoverimento del mercato”.
“In questo quadro, il 2024 sembra purtroppo confermare le attese negative per l’export in sofferenza sia per i lavorati sia per i materiali grezzi, come emerso dalle prime impressioni degli operatori presenti alla recente Fiera di Xiamen in Cina”, si legge nel comunicato. Per il consorzio “senza un’inversione di rotta la stragrande maggioranza delle realtà locali sarà costretta alla chiusura nel breve e medio periodo”.