Camera rappresentanti Usa oggi voterà legge per vietare TikTok – askanews.it

Camera rappresentanti Usa oggi voterà legge per vietare TikTok

Ma la piattaforma cinese trova un alleato inatteso: Donald Trump
Mar 13, 2024

Roma, 13 mar. (askanews) – La Camera dei Rappresentanti degli Stati uniti oggi è chiamata a decidere della sorte di TikTok negli Usa: voterà, infatti, un disegno di legge che, se approvato, imporrà il divieto al social più amato dai giovani in America finché sarà di proprietà cinese. TikTok, infatti, è di ByteDance, una delle principali compagnie tech della Cina.

Si tratta di un passaggio importante, quanto controverso. A sorpresa, infatti, una normativa che finora ha trovato un ampio sostegno bipartisan a livello parlamentare, ha trovato un oppositore sul fronte repubblicano, e un oppositore pesante: l’ex presidente e candidato alle presidenziali Donald Trump.

Nonostante lui stesso, in passato, abbia tentato di vietare l’app negli Usa, la scorsa settimana ha lanciato – attraverso il suo Truth Social – strali contro il bando, sostenendo che favorirebbe semplicemente Facebook, da lui individuato come “nemico del popolo”.

Il disegno di legge – denominato “Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act” – è stato già approvato a livello di commissione dalla camera baassa la scorsa settimana, con un voto bipartisandi repubblicani e democratici. Se verrà licenziato anche dall’aula, dovrà poi passare al Senato e, infine, essere promulgato dal presidente Joe Biden, il quale ha già detto che lo firmerà.

TikTok è stata già nel mirino del Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti (CFIUS), l’agenzia guidata dal Dipartimento del Tesoro che valuta gli accordi transfrontalieri, che ha ordinato a ByteDance di cedere la sua partecipazione in TikTok.

Inoltre, nel 2020 l’allora presidente Trump ha emesso due ordini esecutivi, con uno dei quali ha vietato TikTok negli Usa, ma questo divieto è stato bloccato da un giudice federale e poi revocato da Biden. In un altro ha ordinato a ByteDance di cedere le sue compagnie negli Usa e di eliminare i dati degli utenti americani in suo possesso.

Ma, intanto, Trump ha cambiato completamente linea. Un po’ per la sua animosità nei confronti di Meta, la compagnia di Mark Zuckerberg proprietaria di Facebook e Instagram, un po’ perché probabilmente gli fanno gola gli utenti di TikTok, circa 170 milioni una parte dei quali potrebbero votare. Secondo Nikkei, inoltre, dietro la conversione di Trump ci sarebbe anche un incontro con uno dei donatori della sua campagna, il miliardario Jeff Yass, che detiene anche il 15% di ByteDance, attraverso la sua Susquehanna International Group e che sarebbe preoccupato del fatto che la cessione di TikTok dia un colpo mortale al suo investimento.

A segnare l’ingresso in orbita trumpiana del social cinese, poi, ci sarebbe anche il fatto che la lobby a favore di TikTok annoveri oggi anche personalità legate al mondo dell’ex presidente, secondo quanto ha scritto Politico.

Oltre ai repubblicani, però, ci sono anche alcuni contrari alla norma nel campo democratico, tanto che alcuni di loro si sono anche esposti partecipando a una conferenza stampa pro-TikTok, mentre molti utenti protestavano. Questo ha suscitato le accuse di “manipolazione”, respinte da ByteDance, la qualeha denuciato una sordità dei membri del Congresso rispetto ai “propri elettori”. Gli è andata dietro anche l’American Civil Liberties Union (ACLU), che ha definito la legge anti-TikTok “incostituzionale”.

Pechino, dal canto suo, ha espresso la sua rabbia più volte. Oggi, durante la quotidiana conferenza stampa presso il ministero degli Esteri cinese, il portavoce Wang Wenbin ha detto: “Negli ultimi anni, sebbene gli Stati Uniti non abbiano mai trovato prove che TikTok minacci la sicurezza nazionale, non hanno mai smesso di reprimere la piattaforma. Questo tipo di comportamento da bulli che non può vincere nella concorrenza leale e distrugge gli interessi delle imprese. Danneggia la fiducia degli investitori internazionali nell’ambiente degli investimenti e indebolisce il corretto ordine economico e commerciale internazionale, cosa che alla fine si ritorcerà contro gli stessi Stati uniti”.