Roma, 12 mar. (askanews) – “Il governo del Paese e quello della nostra Regione possono considerarsi giovani se guardiamo al tempo trascorso da quando sono in carica: per questo sentiamo di poter chiedere loro un grande slancio di visione. Il Lazio deve mirare ad un ambizioso riposizionamento in Italia e in Europa”. Ad affermarlo è il presidente di Unindustria, Angelo Camilli, che, in occasione dell’assemblea generale ha chiesto un piano industriale per il Lazio. Nella visione di Camilli, “Roma deve essere attrice protagonista del Piano Industriale del Lazio. Deve rivendicare il suo ruolo di importante città metropolitana, sede di grandi multinazionali e di istituzioni internazionali”.
Dati alla mano Camilli ha ricordato che le più recenti stime sul Pil del Lazio nel 2023 collocano la regione “appena sopra la media italiana, ma dopo la caduta del 2020 – ha osservato – non abbiamo agganciato il ritmo di rilancio delle altre principali regioni. È un film che abbiamo già visto: l’economia regionale dimostra di avere il fiato corto. Dobbiamo decidere se continuare a perdere terreno o riprendere a correre. Dobbiamo decidere se accontentarci della ricchezza che riusciamo a produrre sempre più a fatica o se vogliamo più innovazione, più produttività, retribuzioni migliori e maggior benessere diffuso”.
Il contributo di Unindustria “è quello di proporre un piano industriale per il Lazio. Una piattaforma di temi e obiettivi su cui immaginare le azioni per un salto di qualità decisivo verso la dimensione di Terra d’Impresa che lanciammo due anni fa”, ha ricordato.
Negli ultimi venti anni “il nostro capitale industriale – ha sottolineato il leader di Unindustria – si è ampiamente ridotto: il valore aggiunto dell’industria è diminuito di un terzo. Da soli i servizi non bastano per accelerare la crescita. L’innovazione si trasferisce e si valorizza nella manifattura ed è la manifattura che fa crescere la domanda dei servizi ad alta intensità di conoscenza”.
Per Camilli occorre “ristabilire un rapporto più equilibrato tra l’industria intelligente e i servizi ad alto valore aggiunto nella nostra economia come antidoto alla bassa crescita. Abbiamo bisogno di un numero maggiore di medie imprese per competere sui mercati globali e di irrobustire le tante numerose piccole eccellenze”. E ancora: “Chiarezza, trasparenza e impegno comune sono le tre parole che devono guidare le scelte per disegnare il Lazio che vogliamo per i prossimi anni. La fame di crescita delle imprese c’è”, ha aggiunto.
Quanto al ruolo di Roma, Camilli ha ricordato che “nei prossimi anni sono previsti investimenti tra pubblico e privato per 13 miliardi. Già per il Giubileo sono programmati interventi per 2,6 miliardi di euro fino al 2026. La buona notizia è, dunque, che le risorse economiche ci sono. La sensazione meno positiva ce la dà il dubbio persistente sulla capacità di realizzare opere e progetti per intero e nei tempi previsti”. Roma, dunque, “deve ribaltare la sua narrazione di Capitale dei ‘No’ e dare prova che qui le cose si possano fare”, ha concluso.