Principe di Sansevero fu il primo a inventare il blu oltremare – askanews.it

Principe di Sansevero fu il primo a inventare il blu oltremare

Falso lapislazzuolo nel 1700, prima del chimico francese Guimet
Mar 5, 2024
Napoli, 5 mar. (askanews) – Il mistero e i segreti che ammantano la figura di Raimondo di Sangro, VII principe di Sansevero, non smettono di stupire. Una nuova ricerca dell’università degli Studi di Bari Aldo Moro ha portato alla luce nuove scoperte riguardanti le sperimentazioni sui materiali, in particolar modo la creazione di pietre preziose artificiali, condotte dal principe nel corso del Settecento. Per la prima volta, le analisi confermano che Raimondo di Sangro riuscì a creare il blu oltremare artificiale, utilizzato per la cornice intorno all’altorilievo soprastante l’altare maggiore di Francesco Celebrano e Paolo Persico intorno al 1760, che ad oggi sembra essere il primo esempio mai registrato della produzione di questo pigmento artificiale. La scoperta del principe sarebbe avvenuta più di cinquant’anni prima di Jean-Baptiste Guimet, il chimico francese che, nel 1828, riuscì per la prima volta, ufficialmente, a sintetizzare l’oltremare, il costosissimo pigmento blu ottenuto in natura dal lapislazzuli. E più di dieci anni prima del resoconto siciliano di Goethe, ritenuto dagli specialisti il più antico indizio della produzione artificiale di tale pigmento. I risultati della ricerca multidisciplinare di storici della scienza e mineralisti, saranno resi noti nell’articolo “In search of the Phoenix in eighteenth century Naples. Raimondo di Sangro, nature mimesis and the production of counterfeit stones between palingenesis, alchemy, art and economy”, in uscita online in Open Access sul nuovo numero della rivista scientifica Nuncius. Journal of the Material and Visual History of Science. L’articolo multidisciplinare, che presenta la nuova ricerca, unisce approcci e metodologie della storia della scienza e della mineralogia e illustra gli innovativi risultati ottenuti nel corso di due distinte indagini effettuate presso il Museo Cappella Sansevero, concentrandosi sulle tecniche di ri-creazione della materia utilizzate da Raimondo di Sangro per adornare la cappella di famiglia con pigmenti rossi e blu. Si è così potuta provare la veridicità delle fonti partendo da un dettaglio quasi trascurabile ritrovato in una famosa guida della città di Napoli di fine Settecento, e approfondendo al microscopio i segreti della Cappella Sansevero, sulle tracce di due colori: il rosso e, soprattutto, il blu. Lo studio è stato svolto dai ricercatori del Centro Interuniversitario di ricerca “Seminario di Storia della Scienza” in collaborazione con quelli del dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’università degli Studi di Bari Aldo Moro. (segue)