Roma, 5 mar. (askanews) – Il Parlamento si compatta con qualche distinguo intorno alle missioni internazionali Aspides in Mar Rosso, Levante a Gaza e EUAM Ukraine in Ucraina. Prima alla Camera e poi in Senato, tutti i gruppi votano a favore della partecipazione italiana alle operazioni per il 2024 deliberate dal Consiglio dei ministri lo scorso 26 febbraio. Si smarca soltanto Alleanza Verdi sinistra contraria alla missione in Mar Rosso.
A ricevere il voto (quasi) unanime delle Camere è la risoluzione di maggioranza grazie all’escamotage, richiesto da Pd e M5s, di votare il documento per parti separate: prima le premesse, su cui i dem e i pentastellati si sono astenuti, poi il dispositivo, ovvero l’autorizzazione alle missioni sui cui si sono ritrovati d’accordo. Ma sia l’aula di Montecitorio che quella del Senato danno il via libera a tutte le altre risoluzioni, una per gruppo, presentate dopo le comunicazioni del ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Il titolare della Farnesina, d’altronde, ha cercato personalmente il via libera bipartisan assicurando che i compiti della missione Aspides – quella su cui l’opposizione fino a ieri era in ordine sparso – saranno di “natura difensiva” e dando parere favorevole ai documenti di tutti i gruppi di opposizione. Con due eccezioni: il no ad Avs, sulla cui risoluzione non si è neanche proceduto al voto perché precluso, e il no a uno dei paragrafi della risoluzione Pd, quello in cui si chiedeva di ripristinare i fondi per le Ong italiane che operano in Palestina e in Israele, così come i contributi all’UNRWA.
Una bocciatura che la presidente dei deputati Pd, Chiara Braga, non manca di sottolineare “nel giorno in cui una delegazione parlamentare” di opposizione dal valico di Rafah “ci racconta di una strage silenziosa dovuta alla mancanza di medicinali e di generi alimentari”: “Colpisce la reazione di chiusura del governo soprattutto alla luce delle parole del ministro Tajani che a proposito della situazione a Gaza aveva parlato di ‘catastrofe umanitaria’ e si è invece presentato in Aula con pochi fondi e molti tagli alla presenza attiva dell’Italia in quell’area”, osserva Braga, una delle artefici, insieme al collega capogruppo dem in commissione Difesa, Stefano Graziano, della mediazione con il governo per arrivare all’ok di M5s alle missioni.
Nelle commissioni Esteri e Difesa della Camera, infatti, ieri i pentastellati avevano scelto l’astensione, spaccando l’opposizione. Il partito di Giuseppe Conte non aveva gradito la specifica contenuta nella deliberazione del Cdm sui “compiti eminentemente difensivi” della missione in Mar Rosso. Mentre si moltiplicavano le dichiarazioni di Fdi che non mancava di evidenziare le contraddizioni del centrosinistra sulla politica estera (“Il campo largo non esiste”, ha attaccato Foti), il Pd si è messo immediatamente al lavoro mediando con il presidente dei deputati M5s, Francesco Silvestri, e il capogruppo in commissione Difesa, Marco Pellegrini, in triangolazione con Tajani. Tutti si sono adoperati per far sparire dalla scheda del governo l’avverbio “eminentemente” mal digerito da M5s.
“Se c’è un pericolo per le nostre navi bisogna intervenire”, ha detto Riccardo Ricciardi, annunciando il voto di M5s a favore in aula alla Camera. “Comprendiamo le motivazioni di chi fa altre scelte ma riteniamo che con questi paletti messi nero su bianco si possa autorizzare la missione”, ha aggiunto avvertendo che “se ci dovesse essere solo un momento di dubbio o cambio della natura della missione saremo i primi a chiedere spiegazioni e chiedere di interromperla”.