Roma, 2 mar. (askanews) – La FAO, più importante agenzia delle Nazioni Unite, ha eletto l’italiana Valeria Mangani ‘World Food Hero’ nell’ambito del World food Day, la giornata mondiale del cibo. Riconoscimento prestigioso per la scrittrice di ecologia alimentare e presidente di Sustainable Fashion Innovation Society, già pioniera nelle campagne per educare il consumatore all’acquisto consapevole contro le micro plastiche che inquinano le acque terrestri che si attaccano al plancton, rientrando nella nostra catena alimentare. Ed è dalla Sicilia – con 100 ettari di cotone biologico – che parte un insegnamento per cominciare a migliorarci. Quando si pensa alla produzione del cotone, la Sicilia potrebbe non essere il primo posto che viene in mente. Eppure, l’isola del Mediterraneo ha svolto a lungo un ruolo importante nella famosa industria della moda del Paese, risalente al XII sec. Gli agricoltori siciliani smisero di produrre cotone solo negli anni ’60, periodo in cui le fibre sintetiche furono ampiamente presentate al pubblico. Ma poiché i consumatori stanno diventando sempre più consapevoli degli effetti della plastica sul nostro ambiente, alcuno stanno lavorando per rilanciare l’antica industria delle fibre dell’isola. Oltre al progetto sul cotone sostenibile COS (Cotone Organico Sicilia), la missione dell’organizzazione di Valeria Magani è quella di aumentare la consapevolezza sugli impatti della cosiddetta “fast fashion”, spesso realizzata con materiali sintetici con filiere difficili da tracciare, dando voce a oltre 2000 produttori e brand iscritti alla Sustainable Fashion Innovation Society. Il progetto, iniziato nel 2018, sta coinvolgendo gli agricoltori in varie parti della Sicilia per rivitalizzare i terreni agricoli inutilizzati e ridare vita ad un’industria che un tempo era ben sviluppata qui. La semina avviene a marzo e il cotone raccolto a settembre. E tutti i processi sono completamente biologici, rinunciando a pesticidi chimici o coloranti. Questo controllo su ciò che entra nel tessuto è una parte cruciale per Valeria, perché – afferma – “è un’area del settore sotto-regolamentata e i potenziali effetti dei prodotti chimici sui tessuti per la salute sono spesso trascurati”. Ma anche economia locale e ambiente.
“Il modello costruito in Sicilia dal Presidente COS può essere applicato in altre regioni e a più fibre – continua Mangani – tra cui canapa, lino, bambù, date le diverse condizioni paesaggistiche e agricole dell’Italia. Non dimentichiamoci che la moda è una storia che inizia dall’agricoltura e finisce in comunicazione”. á Alla prossima edizione dell’evento annuale della Sustainable Fashion Innovation Society, l’associazione no profit presieduta dalla Mangani, che implementa i progetti di reshoring, ci sarà un panel delicato alle fibre á bio con players nazionali ed internazionali a confronto. Ci si vede al Phygital Sustainability Expo dunque!