Roma, 28 feb. (askanews) – L’1 marzo i romeni di tutto il mondo celebrano il Martisor, la festa tradizionale di diversi Paesi dell’Europa orientale per l’arrivo della primavera e che dal 2017 fa parte del Patrimonio immateriale dell’Unesco.
Il Martisor è un vero e proprio simbolo, un oggetto artigianale: due fili, uno bianco e uno rosso, intrecciati in un cordoncino e legati a forma di otto, il simbolo dell’infinito, con un ciondolo portafortuna, simbolo di purezza, di rinascita e del risveglio della primavera.
Per l’occasione l’ambasciata di Romania in Italia, in partenariato con il Conservatorio di Musica “Santa Cecilia” di Roma, l’Accademia di Romania in Roma, il Museo Nazionale del Villaggio “Dimitrie Gusti” di Bucarest e l’Associazione Culturale romeno-italiana Propatria di Roma ha organizzato il recital di pianoforte “Martisor. Primavera musicale” con la giovane pianista romena Maria Cristina Badita.
Una tradizione che è sempre molto sentita in Romania e nei Paesi della regione come ha spiegato nel suo discorso l’ambasciatrice di Romania in Italia Gabriela Dancau.
“La Festa del Martisor come anche le altre rappresenta per noi l’occasione giusta per portare alla ribalta la storia, la tradizione e le diverse espressioni della cultura popolare romena affinché vengano riscoperte, tutelate, valorizzate e contestualizzate nel solco della modernità. L’arrivo della primavera, che festeggiamo con l’arrivo del Martisor, viene accolto con più intensità nela regione dell’Europa orientale che ha risentito di più l’inverno geopolitico”.
Il Martisor è una tradizione antica, che risale a oltre 6.000 anni fa, e in alcune zone della Romania ancora oggi le donne e gli uomini per augurarsi un buon inizio di primavare sfoggiano sul petto, vicino al cuore, o legato al polso, un fantasioso Martisor. Nel corso della serata sono stati donati dei “Martisor” tradizionali romeni realizzati dall’artigiano Brandusa Trifan.