Roma, 28 feb. (askanews) – Un convegno alla Sapienza di Roma per celebrare i tre anni dall’ingresso del sito archeologico di Arslantepe, nella Turchia sudorientale, nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco, ma anche i 63 anni dall’inizio dell’importante collaborazione con l’università italiana. “A questo punto – ha detto Gokhan Yazgi, vice ministro della Cultura e del Turismo turco – vogliamo intensificare la nostra collaborazione, attirando sempre di più il sostegno anche del governo italiano e dell’Università La Sapienza per firmare futuri progetti sempre in questo campo, per l’umanità e per il Patrimonio mondiale”.
Arslantepe è la sede di una delle più antiche forme statali, ben testimoniata da un complesso palatino tutt’ora in ottimo stato di conservazione e al quale si deve l’iscrizione del sito nelle liste Unesco. Le ricerche e gli studi sono stati portato avanti con il sostegno della Sapienza e del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. “Con l’Italia – ha aggiunto l’ambasciatore a Roma, Omer Gucuk – abbiamo un’ottima collaborazione per le ricerche nella regione di Malatya e nella zona archeologica di Arslantepe e siamo orgogliosi di poter essere venuti qui alla Sapienza per questa occasione e ringraziamo l’università per questa bellissima accoglienza”.
Con l’occasione è stata inaugurata una mostra fotografica sul complesso palatino che da Roma poi passerà in Turchia, per essere poi destinata al centro visite in costruzione proprio ad Arslantepe. Dove le ricerche non si fermano. “Stiamo anche spostandoci nella piana alla base del sito – ha detto Francesca Balossi Restelli, direttrice della Missione archeologica italiana in Anatolia orientale – cercando, con ricognizioni di superficie e georadar altre testimonianze nascoste, cerchiamo le necropoli. Insomma, c’è ancora tantissimo da scoprire e ci auguriamo di poter andare avanti ancora molto a lungo”.
E per i ricercatori il momento di celebrazione è anche l’occasione per tracciare un bilancio di tanti anni di lavoro sul campo. “La considero – ha detto la ricercatrice della Sapienza Marcella Frangipane – una sorta di risultato conclusivo di tanti anni di lavoro, di collaborazione eccellente, non solo con gli studiosi che hanno collaborato con noi da tutto il mondo, ma con le istituzioni locali”.
E soprattutto, hanno sottolineato gli archeologi, con la popolazione locale, che è stata a suo modo protagonista delle ricerche.