Milano, 27 feb. (askanews) – Per il 2024 il 30% degli italiani dice di vivere in una condizione economica peggiore del 2023. Prezzi alimentari e bollette sono in cima alle loro preoccupazioni, ma nel primo caso l’aumento dei prezzi del cibo ci preoccupa meno dei cugini europei. Tuttavia in l’Italia c’è una percezione di perdurante crisi e questo perchè accanto a una inflazione allineata alla media del Continente non si registra un parallelo aumento dei salari con una diminuzione di quelli reali del 7,3%. A scattare questa fotografia l’ultima analisi di NIQ “Consumer outlook 2024” dedicata alle prospettive dei consumatori, alla percezione e alle intenzioni di spesa degli italiani per il 2024.
A oggi, il fenomeno dell’erosione della retribuzione, se paragonato ad altri stati europei, è una criticità tutta italiana poiché i valori registrati in Germania (-3,3%), Gran Bretagna (-2,9%), Francia (-1,8%) e Spagna (-1,2%) rivelano un controbilanciamento dell’inflazione con un innalzamento dei compensi. Questo per la quasi totalità delle famiglie italiane (il 96%) ha comportato un cambio della propria strategia di spesa. Dallo studio di NIQ, il 50% degli italiani segue puntualmente la lista dei prodotti necessari ed il 63% presta maggiore attenzione agli sprechi (vs 58% degli europei). C’è poi un 50% dei consumatori del Bel Paese – contro il 40% degli europei – che sceglie di acquistare prodotti in promozione e fare scorte oppure comprare all’ingrosso quando la marca prediletta è soggetta a sconto (32% vs 29% Europa). “Rispetto agli europei gli italiani si aggrappano di più alle promozioni che al prezzo più basso perchè siamo meno disposti a rinunciare alla qualità di quello che acquistiamo – ha spiegato Christian Centonze, western Europe commercial lead, consumer analytics di NIQ – La cultura alimentare italiana tende a non andare nella parte più bassa del prezzo”. Vero a guardare i dati come è vero che il carrello della spesa si alleggerisce: il numero dei prodotti scende del 6,5%, con una riduzione delle quantità soprattutto per l’ortofrutta, mentre per forza di cose aumentano le visite al punto vendita (+4,8%). Un altro trend comune a tutta l’Europa è il calo della quota dei prodotti premium a favore di proposte più convenienti. Ma, avverte Centonze “Occorre non cadere nella trappola della media: bisogna garantire risparmio a chi ne ha bisogno e valore aggiunto a chi lo chiede”.
Questo discorso si lega direttamente all’andamento demografico del Paese e con il suo assetto sociale. “In Italia non esistono famiglie con figli ad alta disponibilità di reddito. La quasi totalità di famiglie con figli sono in una condizione di reddito in difficoltà”, ha osservato Centonze. Seguendo l’andamento della curva demografica si impone la necessita di analizzare la domanda di consumo, con una divisione, strettamente legata alla variabile di reddito con tre grandi gruppi familiari: con figli, senza figli e maturi. Questo rivela che se le famiglie giovani con figli affrontano una fase di declino e contrazione dei consumi, quelle più mature e benestanti risultano relativamente meno colpite, evidenziando un legame diretto tra l’età anagrafica e la distribuzione del reddito. Le famiglie giovani con figli hanno diminuito del 5,1 % i volumi in 5 anni mentre le famiglie mature li hanno aumentati (+4,1%) a fronte di un incremento dei prezzi del 28,7% per le prime molto più alto del 20,5% delle famiglie senza figli. Le differenze nel carrello della spesa riguardano anche le categorie merceologiche con un dato che vede penalizzati i consumi di frutta e verdura nelle famiglie giovani con figli a vantaggio di quelle più mature. Ma se nel primo caso parliamo del segmento di riferimento per le grandi marche, nel secondo c’è una maggior presenza della marca del distributore. Tra questi due poli ci sono le famiglie senza figli (il 25,7%) attente al benessere che spingono i consumi di cibi proteici o a base vegetale, che hanno un animale da compagnia e che spingono i consumi legati alla convivialità, come aperitivi e birra. “Emergono nuove consapevolezze e nuovi trend che testimoniano un’evoluzione dei consumatori – ha detto l’amministratore delegato di NIQ & GfK in Italia, Enzo Frasio – Da un lato, tematiche come il benessere, la salute e la sostenibilità offrono nuove opportunità per i brand. Dall’altra, l’analisi delle famiglie italiane mette in luce differenze sempre più marcate, alle quali le aziende e la distribuzione sono chiamate a fornire risposte coerenti. Per navigare in questa complessità, è fondamentale avere una visione olistica e concreta del mercato e quindi dei consumatori”.