Bruxelles, 27 feb. (askanews) – L’Unione europea deve applicare a sé stessa la richiesta di operare delle “riforme strutturali”, che rivolge spesso e giustamente agli Stati membri, per poter ritrovare quella capacità di agire collettivamente e per obiettivi comuni che sembra avere perso negli ultimi anni, e per recuperare la competitività della sua economia a livello globale.
E’ quanto ha detto l’ex premier italiano ed ex presidente della Bce Mario Draghi, oggi a Strasburgo, intervenendo alla riunione della Conferenza dei presidenti delle commissioni del Parlamento europeo. L’incontro era destinato a uno scambio di vedute nel quadro della preparazione del rapporto sul futuro della competitività dell’Ue, che è stato chiesto a Draghi dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e che dovrebbe essere pubblicato a fine giugno.
Secondo una nota dello staff di Draghi, “lo scambio ha dimostrato quanto globale e complessa sia la strada per riconquistare la nostra competitività, in particolare in termini di mobilitazione degli investimenti per le massicce esigenze” che oggi ha l’Ue.
“Draghi – riferisce la nota – ha sottolineato la necessità di essere competitivi per mantenere i nostri sistemi di welfare e preservare i nostri valori fondamentali”, e soprattutto “ha chiesto riforme strutturali a livello dell’Ue e il ritrovamento della capacità di agire collettivamente per gli interessi collettivi”.
Durante il suo discorso introduttivo, Draghi ha ricordato innanzitutto gli “importanti risultati” ottenuti dall’Ue negli ultimi anni, “dall’adozione di politiche climatiche e digitali all’avanguardia a livello mondiale, alla definizione degli strumenti che guidano la ripresa dell’Europa dalla pandemia di Covid-19 e alla riduzione della nostra dipendenza dalle importazioni energetiche russe”.Nonostante questi successi nell’affrontare crisi e shock, ci troviamo oggi, ha sottolineato l’ex premier italiano, “in un momento critico”, di fronte a “tre tendenze convergenti che ci costringono a considerare come rafforzare la competitività europea nel lungo termine”.
“In primo luogo – ha spiegato -, la rapida accelerazione della digitalizzazione e dell’innovazione tecnologica continua a migliorare l’organizzazione del lavoro e il suo ruolo nello stimolare la crescita produttiva. Prendiamo ad esempio gli sviluppi compiuti nello sviluppo dell’Intelligenza artificiale generativa, le cui applicazioni pratiche in ambiti quali la sanità e l’istruzione sono di vasta portata”.
“In secondo luogo – ha continuato Draghi -, il cambiamento climatico sta spingendo il nostro ecosistema naturale a un punto critico, costringendo tutti ad agire per accelerare la transizione verde”.
“In terzo luogo – ha rilevato -, un contesto geopolitico in rapida evoluzione, caratterizzato da una maggiore tendenza al conflitto, sia in termini economici che militari, sta costringendo l’Ue a riesaminare il proprio approccio alla globalizzazione”.
In questo contesto, “le pratiche anti concorrenziali di alcuni dei nostri concorrenti continuano a compromettere la parità di condizioni a livello globale e l’autonomia strategica aperta dell’Ue. Ciò richiede una riflessione seria su come ridurre il rischio delle nostre potenziali vulnerabilità. Queste tendenze – ha aggiunto Draghi – sollecitano una riflessione complessiva sulle leve per rilanciare la competitività europea, compresi gli attrezzi e gli strumenti a disposizione delle nostre istituzioni”.
L’ex presidente della Bce ha avvertito quindi che “ripensare le nostre politiche economiche per aumentare la crescita della produttività e della competitività è essenziale per preservare il modello sociale unico dell’Europa”, e ha posto quindi una serie di domande per alimentare il dibattito con i presidenti delle commissioni europarlamentari.
“In primo luogo – ha chiesto -, come possono le nostre istituzioni mobilitare una migliore spesa pubblica per sostenere gli investimenti privati negli innovatori che guidano la doppia transizione”, verde e digitale? In secondo luogo – ha proseguito -, cosa possiamo fare per stimolare e accelerare l’innovazione pionieristica?”. La terza domanda, infine, è “come possiamo colmare il disallineamento delle competenze in Europa?”.
Secondo fonti presenti all’incontro Draghi ha evidenziato come il vero problema che l’industria europea oggi ha in relazione alla forza lavoro non riguardi più i suoi costi (che sono diventati quasi un fattore marginale, non una considerazione primaria), ma piuttosto la mancanza di competenze specifiche e la necessità di formarle.