Roma, 27 feb. (askanews) – La Casa di Leda è in pericolo. A lanciare l’allarme Claudio Marotta, capogruppo per Avs in Consiglio regionale del Lazio che in una nota spiega quanto sta accadendo. “La “Casa di Leda” è un servizio innovativo, in cui trovano accoglienza madri detenute con figli minori. Si tratta di una casa protetta, dove sono forniti servizi integrati che fanno di questa struttura un’eccellenza riconosciuta a livello nazionale.
Un’esperienza nata dallo straordinario protagonismo di Leda Colombini e della Consulta penitenziaria del Comune di Roma, e dall’instacabile lavoro di Lillo Di Mauro nella tutela dei diritti. Un’esperienza di frontiera che ha potuto vivere e svilupparsi solo grazie alla tenacia e alla competenza di chi l’ha ideata, e degli enti gestori che l’hanno animata in tutti questi anni. Professionalità e risorse economiche sono state investite nel progetto, avvalendosi della collaborazione delle istituzioni finora coinvolte nel servizio stesso. Eppure, tra pochi giorni – spiega Marotta – scadrà il contratto dell’attuale gestione e la Regione Lazio, con un atto unilaterale e senza consultare le altre istituzioni coinvolte, vuole allontanare gli enti attualmente gestori, pretendendo di controllare in autonomia il servizio. Sono molteplici le perplessità relative alla capacità della Regione di gestire una struttura così di frontiera. Per questo, presenteremo un’interrogazione in Consiglio regionale: chiediamo di fare chiarezza sul futuro di questa esperienza fondamentale per il tessuto sociale in cui si inserisce.
Siamo preoccupati per il possibile sfratto della struttura: un servizio prezioso, minacciato da scelte miopi, che penalizzano gli utenti del servizio e vanificano quanto di eccellente realizzato nell’ambito del recupero e del reinserimento sociale di donne detenute e nella tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Una eccellenza riconosciuta a tutti i livelli istituzionali, che anche il Papa volle visitare nel 2018. È compito delle istituzioni tutelare e garantire continuità al lavoro di un presidio sociale virtuoso e necessario come la Casa di Leda” conclude.