Cernobbio, 9 feb. (askanews) – All’aumento numerico delle donne in medicina non si accompagna la stessa opportunità di carriera sia in quella accademica che in quella ospedaliera. E’ stato questo il tasto più battuto da Antonella Vezzani, presidente Aidm (Associazione italiana donne medico), durante il suo intervento della “Winter School 2024” promossa da Motore Sanità a Cernobbio. organizzata in media partnership con Mondosanità, La Provincia, Eurocomunicazione, Askanews, Espansione Tv e Italpress.
“La mancanza di mediche nelle posizioni apicali è il risultato di un labirinto, di una serie tortuosa di barriere visibili e invisibili, determinate da stereotipi e discriminazioni, incluse le molestie sessuali, squilibrio di potere e privilegi che impediscono alle donne di raggiungere l’ultimo livello superiore di leadership”, spiega Vezzani.
In Italia gli infermieri e infermiere pediatriche sono complessivamente 460 mila, per il 76,5% donne e di queste le infermiere pediatriche rappresentano il 98% del totale. Per quanto riguarda l’età media di tutti gli infermieri italiani è di 50,3 anni (51,1 le donne e 49,2 gli uomini) e la carenza stimata di personale infermieristico è pari a 65 mila professionisti, come ha ricordato Carmelo Gagliano, consigliere del Comitato Centrale di Fnopi. “La professione infermieristica in Italia ha caratteristiche proprie e criticità che se permangono metteranno a rischio la sostenibilità del sistema sanitario nazionale nel garantire ai cittadini le risposte ai mutati bisogni di assistenza e salute con il rischio di disattendere quanto previsto dall’art 32 della nostra Costituzione. Le strategie di contrasto al fenomeno della carenza di infermieri si basa su una revisione delle vigenti disposizioni normative e contrattuali per innovare i modelli organizzativi e l’accesso a istituti quali il part time e i servizi di conciliazione tra vita privata e professionale a favore delle infermiere. Necessaria la revisione del percorso di formazione universitaria infermieristica con l’istituzione delle lauree magistrali ad indirizzo clinico e delle Scuole di specializzazione allo scopo di garantire lo sviluppo economico e di carriera della professione, con la massima equità e parità di accesso e progressione tra generi”.