Roma, 7 feb. (askanews) – Stefano Vaccari (Pd) e Filiberto Zaccari (Avs) si dimettono dal Giurì d’onore per “mancanza di terzietà” sul caso Mes che vede contrapposti la premier Giorgia Meloni e il leader M5s Giuseppe Conte. Con una lettera al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e al presidente del Giurì, Giorgio Mulè, i due esponenti della minoranza nell’organismo di Montecitorio motivano la loro decisione argomentando che non condividono i contenuti della relazione finale che a loro avviso avvalora la tesi della premier.
Si trattava di giudicare il “caso” delle dichiarazioni fatte da Giorgia Meloni contro Giuseppe Conte a proposito dell’approvazione del Mes quando il leader M5s era alla guida di palazzo Chigi. Conte ha chiesto la convocazione del Giurì d’onore della Camera per ristabilire la verità dei fatti.
Ma secondo i rappresentanti dell’opposizione l’organismo non è imparziale: “Nella relazione che ci è stata sottoposta dal Presidente, sono prevalse alcune motivazioni, ancorchè significative, di ordine politico e interpretative che contrastano con la realtà dei fatti accertati e rendono evidente la volontà della maggioranza di avvalorare la versione accusatoria della Presidente Meloni”, ha spiegato Vaccari.
“Devo purtroppo constatare che la rilevanza riconosciuta al pur importante dibattito politico ha fuorviato in modo determinante i lavori della Commissione d’indagine – ha aggiunto Zaratti -. Se nella prima parte della relazione proposta vi è una chiara ricostruzione dei fatti e dei documenti, che mostrano in modo inequivocabile la correttezza istituzionale e formale delle procedure parlamentari adottate dal Presidente Conte in relazione alla materia in questione, nella seconda parte si adducono motivazioni di ordine unicamente politico, finalizzate ad avvalorale le tesi accusatorie, sostenute dalla Presidente Meloni. Dispiace constatare che la terzietà della commissione d’indagine è così venuta meno”.
“Sono sorpreso e amareggiato – ha ribattuto il presidente del Giurì, Giorgio Mulè – dalla decisione improvvisa degli onorevoli Stefano Vaccari e Filiberto Zaratti di dimettersi dalla Commissione di indagine nominata dal presidente della Camera dei deputati. Mai e in nessuna occasione, mai e in nessuna forma, fin dalla prima seduta del 10 gennaio e per le successive sei, gli onorevoli Vaccari e Zaratti avevano manifestato alcuna lagnanza, sollevato alcuna protesta, presentato alcun reclamo, palesato rimostranze rispetto all’organizzazione e all’evolversi dei lavori: al contrario, avevano sempre manifestato spirito collaborativo e istituzionale nell’assolvimento dell’incarico ricevuto”.