Milano, 6 feb. (askanews) – “Del ballo delle caffetterie la cosa più bella penso sia il fatto che è una tradizione vissuta. A Vienna la gente va ai balli, andiamo tutti ai balli. Partecipiamo a questa serata, ci vestiamo magnificamente e ci sentiamo principesse per una notte. E così la sala dell’Hofburg si trasforma in una caffetteria, l’intero palazzo Hofburg diventa una caffetteria. Sono tutti benvenuti, vecchi, giovani, e questa è la sua cosa bella”.
Cristina Meinl rappresenta la quinta generazione della famiglia austriaca che da oltre 160 anni porta avanti la tradizione del caffè e dei caffè viennesi. Un impegno rinnovato anche in occasione della 65esima edizione del ballo delle caffetterie che ogni anno anima per una notte l’Hofburg di Vienna, Palazzo imperiale degli Asburgo per oltre sei secoli. Una tradizione che convive senza attriti con la modernità, che riporta in auge i fasti della Vienna ottocentesca, culla di quella cultura mitteleuropea che nei caffè, oggi patrimonio Unesco, trovò il proprio luogo d’elezione.
“Quest’anno – prosegue Cristina Meinl – il tema scelto richiama il fatto che nei caffè di Vienna vengono scritte tante storie. Anche questa volta verranno scritte molte storie, ed è questo che intendo quando parlo di momenti memorabili. Ci saranno molte persone che se ne andranno con il ricordo di una conversazione, di un sorriso o un vestito, di quella ragazza o di quel ragazzo”.
E anche quella di Julius Meinl è a suo modo una storia scritta nei caffè. Una storia iniziata nel 1862 in questa via di Vienna che porta il nome della famiglia e che oggi conta 1.000 dipendenti in tutto il mondo e un fatturato, al 2022, di 210 milioni. E dietro questi numeri c’è un importante contributo dell’Italia dove l’azienda viennese ha iniziato a mettere radici fin dalla fine degli anni 40. Oggi è a Vicenza che ha sede uno dei due impianti di torrefazione – l’altro è quello storico di Vienna – da cui proviene l’87% della produzione totale.
“Vicenza ci ha offerto un’opportunità che è stata davvero fondamentale e allora abbiamo portato tutta la produzione italiana sotto lo stesso tetto – ha spiegato Marcel Loffler, Ceo global di Julius Meinl – Lì abbiamo notato due cose: in primo luogo, che ovviamente l’efficienza portava a trasferire il grosso della produzione mondiale di caffè in Italia. E la seconda è che abbiamo imparato molto anche dal mercato italiano: conoscevamo la cultura del caffè austriaca, viennese, ma anche da quella italiana, quando sei sul campo e hai lì la tua fabbrica, impari molto. Per noi è stato arricchente e innovativo, ed è per questo che abbiamo deciso di ampliarlo fortemente”.
Del resto il mercato italiano nel 2023 è cresciuto oltre il 16% a 98 milioni di euro, 26 dei quali provengono dalla distribuzione, quasi esclusivamente horeca, e il resto dalla produzione. E tra i focus di maggiore impegno nel futuro prossimo della torrefazione viennese c’è la sostenibilità vista come parte della qualità di ogni tazza di caffè
“Come azienda familiare il nostro obiettivo è lasciare un mondo bellissimo per le prossime generazioni, si spera per le prossime cinque, e questo le nuove leve lo capiscono – ha sottolineato Cristina Meinl – Come azienda, dobbiamo davvero assicurarci che tutte le catene di approvvigionamento siano sostenibili. Utilizzare ogni singola risorsa come risorsa positiva, cercando di inserirla in un’economia circolare, e assicurandoci di avere un impatto sull’ambiente minimo per quanto necessario a fornire un prodotto di alta qualità ai nostri clienti”.
“Come azienda – ha aggiunto il ceo – siamo fortemente impegnati nella sostenibilità fin dall’inizio: dove acquistiamo, cosa facciamo per aiutare gli agricoltori ma anche come possiamo rendere i nostri prodotti e le nostre miscele sempre più sostenibili, compreso il packaging che è a oggi il focus più importante per i prossimi due o tre anni”.