Roma, 6 feb. (askanews) – Che l’accordo trovato in extremis fosse tutt’altro che definitivo, nella maggioranza era chiaro sin dal momento in cui gli emendamenti sono stati depositati dal governo lunedì pomeriggio. Nonostante il ‘sigillo’ messo dal Giappone direttamente dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dunque, il testo del ddl sul premierato è destinato a cambiare ancora una volta. O meglio, lo è la controversa norma anti ribaltone, quella fortemente voluta dalla Lega ma che, soprattutto nella versione originale, per Fratelli d’Italia non dava al premier eletto un potere fondamentale: quello di portare allo scioglimento della legislatura.
Ed ora è la ministra per le Riforme, Elisabetta Casellati, che pure ha firmato l’ultima riformulazione, a dire in chiaro che il testo potrebbe essere cambiato. Tutto questo, mentre ancora non sono scaduti nemmeno i termini per la presentazione dei subemendmenti che le opposizioni hanno chiesto e ottenuto di far slittare a mercoledì alle 10.
Il problema resta sostanzialmente quello sollevato da Marcello Pera e da vari costituzionalisti: che cosa accade se dovesse venire a mancare la fiducia al governo su un provvedimento? Il testo non contempla esplicitamente questo caso e fonti di maggioranza fanno notare che, d’altra parte, nemmeno nella Costituzione com’è ora se ne parla. C’è chi sostiene che in quel caso si rientra nel novero delle dimissioni volontarie, e dunque nei casi previsti dalla norma, ossia: chiedere lo scioglimento o tentare il reincarico oppure procedere alla “staffetta” con il famoso secondo premier. Molti esperti, e lo stesso Pera che pure è senatore di Fdi, ritengono invece che in questo caso le dimissioni sarebbero dovute, aprendo quindi a uno scenario diverso da quello fissato dal testo attuale.
Ed è per questo che una delle ipotesi di modifica è proprio quello di eliminare l’aggettivo “volontarie” dal testo. Lo ammette la stessa Casellati. A suo giudizio la norma è “chiara” così com’è, “ma se deve dar luogo a troppi dubbi interpretativi uno toglie ‘volontarie’ e ricomprende tutti. La parola ‘volontarie’ dal mio punto di vista allarga, non stringe. Però se dovesse dar luogo a una interpretazione, non c’è nulla di immodificabile nella vita”.
Per Fratelli d’Italia, che aveva come punto di partenza quello del presidenzialismo, qualsiasi modifica deve avere un unico scopo: quello di dare più poteri al premier eletto, di certo di più di quanti ne abbia il secondo. In questo senso la riformulazione presentata, e ancora di più l’eventuale decisione di eliminare l’aggettivo volontarie, viene considerato fatto positivo. Tuttavia, finché resta la previsione di un sostituto, come vuole il Carroccio, questi avrà sempre dalla sua il ‘vantaggio’ di essere l’ultima chance, pena la fine della legislatura e il tutti a casa che nessun eletto gradisce mai. Sarà anche per questo che un senatore del Pd oggi ironizzava: “La Lega è riuscita ad averla vinta anche questa volta”. Ed è per questo che fonti del partito di Salvini fanno sapere di essere poco propense a ulteriori ritocchi.