Roma, 5 feb. (askanews) – Via libera dei leader del centrodestra alla nuova riformulazione dell’emendamento all’articolo 4 del ddl sul premierato, quello che contiene la discussa norma anti ribaltone. Nel precedente testo messo a punto dalla maggioranza nell’ultimo vertice si ipotizzava il potere di chiedere lo scioglimento da parte del premier eletto in caso di “mozione motivata” di sfiducia da parte di una delle Camere, non contemplando dunque l’ipotesi che venisse a mancare la fiducia, ove richiesta, su un provvedimento.
Nella nuova versione, a quanto si apprende, si prevede che “in caso di revoca della fiducia del presidente del Consiglio eletto, mediante mozione motivata, il presidente della Repubblica scioglie le Camere”. Ma c’è anche la possibilità che il premier presenti dimissioni volontarie “previa informativa parlamentare”. In questo caso, “questi può proporre entro sette giorni lo scioglimento delle Camere al presidente della Repubblica che lo dispone. Qualora non eserciti tale facoltà e nei casi di morte, impedimento permanente, decadenza, il presidente della Repubblica può conferire per una sola volta nel corso della legislatura l’incarico di formare il governo al presidente dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento con il presidente del Consiglio”. Va ricordato che l’informativa, a differenza della risoluzione, non prevede un voto del Parlamento. In pratica, rimane la previsione di un secondo premier (per una sola volta) ma si rafforza la possibilità dell’eletto di chiedere lo scioglimento delle Camere.
Il presidente della commissione Affari costituzionali, e relatore del provvedimento, Alberto Balboni ha spiegato ad Askanews che gli emendamenti al ddl sul premierato “li presenta il governo” e saranno 4. “Uno riscrive l’articolo 3, uno riscrive l’articolo 4 e – aggiunge – un paio sono su questioni tecniche”. “Li presenta il governo e non più la maggioranza perché – fa sapere Balboni – essendo una legge di iniziativa governativa e su cui i leader hanno impegnato direttamente la loro faccia, considerando che una è premier e gli altri due vice premier, si è pensato che sia più giusto così per blindare l’intesa al massimo livello”. “La vera novità è che il pallino con questa riformulazione resta sempre in mano al premier eletto” dice ad Askanews il presidente della commissione Affari costituzionali, e relatore del provvedimento, Alberto Balboni. “Ci sono due procedure diverse. In caso di sfiducia motivata – spiega – si va diritti allo scioglimento delle Camere e ad elezioni. Chiaramente, il premier può sempre bloccare dimettendosi un minuto prima. Invece, in caso ci sia il cosiddetto incidente di percorso, per esempio il governo pone la fiducia e va sotto per mille motivi, si tratta di capire se il motivo è che è venuto meno il rapporto di fiducia tra premier e Parlamento, e allora si segue una strada, se invece è appunto un incidente di percorso se ne sceglie un’altra. Però il pallino resta sempre in mano al premier perché è lui, anche con un percorso che prevede di presentarsi alle Camere con un’informativa, a decidere se dimettersi” e aprire la strada a un secondo premier nell’ambito della stessa maggioranza “oppure entro sette giorni chiedere lo scioglimento”.