Roma, 4 feb. (askanews) – Azerbaigian alle urne il 7 febbraio: si vota per elezioni presidenziali anticipate, convocate dal capo dello Stato in carica Ilham Aliyev in cerca di un quinto mandato, obiettivo che sembra piuttosto scontato nonostante i sei rivali in lizza.
Con oltre 85mila osservatori, 790 dei quali provenienti dall’estero (80 dell’Osce), il voto di mercoledì intende segnare “la fine di un’era” e l’inizio di una nuova, secondo Aliyev. Saranno infatti le prime presidenziali dopo “il pieno ripristino della sovranità” territoriale del Paese, ha detto il presidente, ovvero dopo la riconquista dei territori contesi del Nagorno Karabakh a settembre 2023.
I dibattiti politici non hanno mosso il quadro politico, in assenza di una vera proposta alternativa ad Aliyev, che viene elogiato anche dagli altri candidati per i risultati raggiunti, in particolare per la riconquista del Karabakh. I due principali partiti d’opposizione, fuori dal Parlamento e dalla vita politica ufficiale del Paese perché da tempo boicottano le elezioni, non hanno presentato alcun candidato. Il Fronte popolare dell’Azerbaigian ha chiesto di non andare a votare alle presidenziali, definite una farsa, mentre il Musavat ha contestato la mancanza di elezioni libere e l’arresto di giornalisti e attivisti politici.
Al centro della campagna elettorale, che si chiuderà 24 ore prima dell’apertura dei seggi, la crescita economica del Paese, legata attualmente principalmente agli idrocarburi (il settore appresenta circa il 90% delle esportazioni del paese e il 30-50% del suo Pil), e il consolidamento dell’integrità territoriale con la ricostruzione dei territori recuperati.
L’elezione del presidente dell’Azerbaigian avviene in forma diretta: 6 milioni 320.500 aventi diritto sono chiamati al voto in 6.319 seggi a cui si aggiungono 49 seggi all’estero in 37 Paesi. Come indicato dalla Commissione elettorale centrale (Cec), le urne saranno aperte alle 8:00 del 7 febbraio e chiuse alle 19:00 (rispettivamente le 5:00 e le 16:00 in Italia). Oltre ad Aliyev hanno presentato la loro candidatura in 16, ma soltanto sei sono state approvate dalla Cec. “A settembre abbiamo chiuso un’era, con un evento epocale. Credo che non ci sia stata una vittoria simile nei cento anni di storia dell’Azerbaigian – ha dichiarato Aliyev in un’intervista rilasciata dopo l’annuncio delle elezioni anticipate e della sua candidatura – Le elezioni presidenziali dovrebbero sancire l’inizio di questa nuova era”. L’autoproclamata repubblica separatista del Nagorno Karabakh ha annunciato il 28 settembre 2023 la sua dissoluzione a partire dal 1 gennaio 2024, dopo l’offensiva armata dell’Azerbaigian, tappa fondamentale della travagliata storia dell’area su cui ancora, però, non è stato firmato un accordo di pace definitivo, anche se le due parti parlano di progressi.
“Per la prima volta nella nostra vita di Paese indipendente, un’elezione si svolgerà in ogni angolo della nostra nazione”, ha detto Aliyev, e “quindi ho pensato che le prime votazioni dovessero essere le più importanti, le presidenziali”. Infine, ha spiegato ancora, “il mio ruolo da presidente ha superato i 20 anni” e quindi “un voto dopo 20 anni rappresenta la giustificazione di un tale periodo cronologico”.
Tra i “rivali” di Aliyev, candidato del Partito Nuovo Azerbaigian, non si annovera nessuna donna, come ha sottolineato la stessa Commissione elettorale centrale. I sei uomini che si sono presentati ma che non hanno chance di conquistare percentuali di riguardo, sono Fazil Mustafa, candidato dei liberali del Grande Ordine, Elsad Musayev, del partito Grande Azerbaigian, all’opposizione in Parlamento insieme al Fronte popolare, il cui presidente Gudrat Hasanguliyev ha deciso di candidarsi, il socialdemocratico del Fronte nazionale Razi Nurullaev e gli indipendenti Zahid Oruj e Fuad Aliyev.
La popolarità di Aliyev è aumentata vertiginosamente dopo il successo dell’operazione per riprendere il controllo del Nagorno Karabakh e circa il 75% della popolazione ha approvato la gestione del conflitto da parte di Aliyev, secondo i media azerbaigiani. Inoltre, la politica economica degli ultimi 20 anni, che ha puntato sia sugli idrocarburi sia sulla diversificazione, ha portato una ricchezza significativa e aumentato il tenore di vita della popolazione.
Con un Pil a +3% e +2,6%, rispettivamente per il 2023 e 2024, l’Azerbaigian si presenta come un partner affidabile per l’Europa e per l’Italia e i rapporti con l’Occidente potranno spingere ulteriormente la crescita dell’economia. Il Memorandum of Understanding siglato con l’Unione Europea (che prevede di raddoppiare le esportazioni di gas dall’Azerbaigian verso l’Europa entro il 2027 e attraverso il Tap da 11 a 20 miliardi di metri cubi di gas all’anno), e la possibile azione riformatrice del governo a sostegno del settore non-oil, infatti, potrebbero essere un traino per l’ulteriore sviluppo del Paese caucasico. (di Daniela Mogavero)