Biennale Venezia, Venerdì debutta il Prometeo di Luigi Nono – askanews.it

Biennale Venezia, Venerdì debutta il Prometeo di Luigi Nono

Riallestita in occasione del centenario del compositore
Gen 25, 2024

Venezia, 25 gen. (askanews) – Debutta venerdì 26 gennaio Prometeo. Tragedia dell’ascolto di Luigi Nono, riallestita in occasione del centenario del grande compositore veneziano nella Chiesa di San Lorenzo (oggi Ocean Space) che fu teatro della prima esecuzione mondiale quarant’anni fa. Il riallestimento della celebre opera è un Progetto speciale dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC) della Biennale di Venezia, realizzato in collaborazione con la Fondazione Archivio Luigi Nono e TBA21-Academy, ed è il primo di una serie di tributi a Luigi Nono da parte delle istituzioni musicali di tutto il mondo.

“Tragedia composta di suoni, con la complicità di uno spazio” (L. Nono), il Prometeo del 1984 nella Chiesa di San Lorenzo fu un evento memorabile. Per la complessità della concezione, che sovvertiva estetiche, culture, regole e convenzioni, rappresentando una summa della lunga ricerca di Luigi Nono. Per la grandiosità dell’impresa, che coinvolgeva personalità quali Renzo Piano, Claudio Abbado, Emilio Vedova. Per l’impiego del più imponente e avanzato complesso tecnologico del tempo, con i primi esperimenti di live electronics, la manipolazione del suono in tempo reale. Per la genesi di una scrittura in intima connessione con una città, Venezia, esempio vivo di quel “multiverso acustico” perseguito da Nono e vincolata a uno spazio, la Chiesa di San Lorenzo. Un’unicità che fa del Prometeo un’opera capace di affascinare ancora oggi.

Prometeo torna a quarant’anni di distanza nella sua sede originaria. “Questi legni, queste pietre-spazi di San Lorenzo, infiniti respiri”, scriveva Luigi Nono. La secentesca chiesa sconsacrata di San Lorenzo, dalla singolarissima pianta divisa longitudinalmente dall’altar maggiore in due emicicli, ospiterà la struttura-ambiente re-immaginata, aderendo al pensiero del compositore, da Antonello Pocetti e Antonino Viola con le luci di Tommaso Zappon. Un impianto essenziale e aperto che abbraccia il pubblico con una serie di praticabili in collegamento fra loro posti a tre diverse altezze, che come moderne “cantorie” ospitano in punti diversi dello spazio solisti, complessi vocali e strumentali. Al centro Marco Angius, il maestro italiano che più ha diretto e inciso Luigi Nono, che attraverso un sistema di monitor può raggiungere e condurre, coadiuvato da Filippo Perocco, quattro gruppi orchestrali, due ensemble di solisti strumentale e vocale, coro e voci recitanti – 79 elementi in tutto – distribuiti come in un “multispazio” per quell’ascolto pluridirezionale auspicato dal compositore veneziano.

Accanto all’Orchestra di Padova e del Veneto ci saranno i fuoriclasse del flauto e della tuba Roberto Fabbriciani e Giancarlo Schiaffini, che con il mago del suono Alvise Vidolin per la parte elettronica e Massimo Cacciari, curatore di un vertiginoso intreccio di testi e di lingue, erano stati complici della prima leggendaria edizione. Con loro, importanti solisti: Carlo Lazari alla viola, Michele Marco Rossi al violoncello, Roberta Gottardi al clarinetto, Emiliano Amadori al contrabbasso; le voci dei cantanti Livia Rado, Rosaria Angotti, Chiara Osella, Katarzyna Otczyk, Marco Rencinai, le voci recitanti Sofia Pozdniakova e Jacopo Giacomoni, oltre al Coro del Friuli Venezia Giulia con il Maestro Cristiano Dell’Oste.

Imprescindibile l’apporto di Nicola Bernardini e Luca Richelli al live electronics accanto al regista del suono Alvise Vidolin, testimone diretto del passaggio dalla tecnologia analogica del passato a quella tutta digitale del presente, dalle imponenti macchine create in seno allo Studio di Friburgo e all’Ircam nel 1984 alle dimensioni infinitamente ridotte dei potentissimi pc di oggi, che ha comportato l’immane lavoro di trascrizione dei dati dell’opera e della simulazione delle apparecchiature analogiche al Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova.

Suddivisa in un prologo, cinque isole, due stasimi, un epilogo, Prometeo. Tragedia dell’ascolto immerge il pubblico in un suono che “legge lo spazio” e in uno spazio che “scopre, svela il suono… E provoca improvviso, inavvertito esser nel suono, e non iniziarlo a percepire, sentirsi parte dello spazio, suonare” (L. Nono).