Roma, 18 gen. (askanews) – Consiglio direttivo della Bce unanime sulla linea dei tassi di interesse, ma voto a maggioranza, “molto ampia” sulla accelerazione che, a sorpresa, lo scorso 14 dicembre è stata decisa sulla graduale riduzione degli stock di titoli, accumulati anche con il piano anticrisi Pepp.
Secondo i verbali della riunione, che sono stati pubblicati oggi dall’istituzione, all’incontro è stata sollevata l’argomentazione che l’impatto dell’inasprimento monetario già operato potrebbe risultare più forte del previsto nei prossimi trimestri.
Tuttavia a queste tesi, evidentemente di qualcuno tra le “colombe”, è stato obiettato che non vi sono evidenze al momento in tal senso e più in generale “è stato sottolineato che non ci sono margini per autocompiacimento e che non è il momento per il consiglio direttivo di abbassare la guardia” nella lotta all’inflazione.
Secondo i verbali della riunione “sono state espresse preoccupazioni sul fatto che nel breve termine l’inflazione potrebbe risalire e che le continue incertezze in merito alle dinamiche dei salari dell’inflazione di fondo suggeriscono ccome sia troppo presto – riportano ancora i verbali – per essere fiduciosi che sul fatto che è stato svolto il compito” (di riportare il caro vita ai livelli obiettivo).
Per questo è stata approvata all’unanimità di linea di mantenere i tassi di interesse “a livelli restrittivi tutto il tempo che sarà necessario” per centrare l’obiettivo di ritorno dell’inflazione al 2% sul medio termine.
La proposta del capo economista, Philip Lane, di accelerare il processo di graduale riduzione anche dello stock di titoli pubblici e privati acquistati con il programma Pepp è stata invece approvata “con una maggioranza molto ampia”, prosegue il documento.
Su questo aspetto durante la riunione è stato argomentato “che sarebbe prematuro pensare che la debolezza dell’attività sia passata. Ci sono diversi motori di crescita che è improbabile sostengano le economia dell’area euro nel breve termine. Non ci sono segnali di un miglioramento nel commercio globale mentre i rischi geopolitici potrebbero raggiungere debolezza, almeno nel manufatturiero”. Inoltre “i margini patrimoniali di imprese famiglie hanno finora ritardato l’impatto della stretta monetaria sulla domanda, ma mentre questi margini si riducono in tandem con la contrazione del bilancio dell’eurosistema ed è probabile che l’impatto delle condizioni finanziarie più restrittive diventi più forte”.
Inoltre è stato sostenuto che le previsioni di crescita dei tecnici della stessa Bce potrebbero risultare eccessivamente ottimistiche.
Alla fine sul Pepp “alcuni componenti erano a favore di una conclusione anticipata dei pieni reinvestimenti dei titoli che giungono alla scadenza, come proposto, altri hanno sostenuto che fosse meglio continuare con il pieno rinnovo dei bond fino alla fine del 2024”.