Roma, 17 gen. (askanews) – “Vogliamo essere costruttori di ponti, per far crescere il partenariato economico tra Italia e Paesi dell’Europa centrorientale”, dice ad askanews la presidente di Confindustria Est Europa Maria Luisa Meroni parlando delle sfide e delle opportunità che si aprono nell’area nel 2024 e per i prossimi anni. Anni in cui i Paesi del Centro-Est Europa potranno ancora contare sui fondi del Pnrr per chi è già parte dell’Unione europea e i fondi forniti da Bruxelles nella fase di avvicinamento all’Unione. Finanziamenti che spingono sulle infrastrutture, sulle transizioni, sia digitale che ambientale, sull’agricoltura sostenibile. Tutti settori dove l’Italia e le sue imprese possono essere protagonisti.
“Le imprese italiane operanti nell’Europa centrorientale hanno vissuto momenti di particolare difficoltà nell’ultimo periodo, dovute al conflitto alle porte dell’Europa e alle varie crisi che si sono succedute – spiega Meroni in un’intervista rilasciata a valle della Consulta delle Confindustrie internazionali che si è svolta a Bucarest alla fine del 2023 – . Appare chiaro che queste dinamiche geopolitiche diventano essenziali e importanti per affrontare le sfide del futuro e diventare anche delle opportunità”.
La presidente Meroni mette in evidenza come i Paesi dell’area “negli ultimi vent’anni siano cambiati: non sono più Paesi che abbiamo conosciuto, perché hanno raggiunto un livello di complessità molto superiore. Negli ultimi decenni i Paesi dell’Europa centrorientale hanno registrato una crescita più dinamica dell’Europa occidentale. Secondo i dati divulgati dal Fondo monetario internazionale per quanto riguarda la crescita stimata del Pil, per il 2024 è del 2,9% mentre per l’Europa occidentale è l’1,2%”.
Confindustria Est Europa, infatti, riunisce 11 rappresentanze confindustriali del Centro-Est Europa in cui a farla da padroni sono le esportazioni italiane in macchinari, tessile, food e gli investimenti in infrastrutture ed energia. Si va dall’Albania, che ha l’Italia come primo fornitore, con le importanti opportunità nelle rinnovabili e nell’informazione e comunicazione, oltre che nelle vie di trasporto sia terrestri che marittime, tra cui la piattaforma commerciale di Durazzo denominata Porto Romano. Alla Bielorussia, dove il governo ha tra le sue priorità la modernizzazione del settore agricolo anche attraverso l’acquisizione all’estero di macchinari e tecnologie. Si passa alla Bosnia Erzegovina dove esistono grandi potenzialità per le aziende italiane interessate ai progetti infrastrutturali, uno dei più promettenti dell’economia bosniaca, grazie ai programmi di sviluppo – di strade, ferrovie, corsi d’acqua navigabili, trasporto urbano ed aereo – adottati dal governo.
Si passa poi ancora alla Bulgaria, con il 41,8% delle risorse del Pnrr per lo sviluppo della sostenibilità e per la decarbonizzazione, oltre ai cinque corridoi pan-europei. Sempre nell’area insiste la Macedonia del Nord, dove le principali opportunità per le imprese italiane sono racchiuse nell’esportazione di know-how e tecnologia moderna. E sempre nei Balcani il Montenegro, con l’energia come settore trainante con enormi potenzialità per investimenti e la partecipazione a gare internazionali, in particolare nelle centrali idroelettriche.
L’Italia è anche il quarto Paese fornitore per la Polonia, Paese che ha un enorme potenziale nei settore dei servizi avanzati alle imprese, oltre a presentarsi come nuovo hub di produzione europeo per farmaci generici complessi e biosimilari. La Romania, di cui l’Italia è il secondo Paese fornitore, ha nelle infrastrutture e nella costruzione di nuove fabbriche alcune delle nuove chance di investimento per le imprese italiane, oltre alle tradizionali macchine e attrezzature italiane molto apprezzate sul mercato romeno per l’alto livello qualitativo, l’affidabilità e il favorevole rapporto qualità/prezzo. Infine, ma non per ultima, la Serbia, con la storica presenza della Fiat di Kragujevac e la produzione per il 2024 di un nuovo modello Stellantis, la Slovenia con il focus su metalli e macchinari, oltre che prodotti chimici importati dall’Italia e l’Ungheria, una delle più grandi economie dell’Europa centro-orientale, che offre notevoli incentivi allo sviluppo delle imprese, tra cui sgravi fiscali e opportunità di beneficiare dei fondi UE.
“Confindustria Est Europa aggrega le rappresentanze internazionali del sistema confindustriale dell’area di cui stiamo parlando: Albania, Bielorussia, Bulgaria, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, Polonia, Serbia, Slovenia, Romania, Ungheria. Tutti paesi che fanno parte del progetto di integrazione europea”, sia perché già membri, sia perché candidati e quindi “che hanno registrato un’accelerazione molto forte sia dal punto di vista dell’adeguamento normativo sia locale che comunitario per affrontare al meglio queste collaborazioni economiche e commerciali”, spiega Meroni.
“Confindustria Est Europa si pone in prima linea con lo scopo di affrontare e affiancare come parte del sistema confindustriale gli imprenditori e le imprese che guardano a questo territorio con interesse, per rafforzare le collaborazioni commerciali, per dare un sostegno solido e concreto sia alle imprese già presenti sia a chi guarda con grande interesse a questi Paesi. Vogliamo essere costruttori di ponti per far crescere il partenariato economico tra Italia e Paesi dell’Europa centrorientale”, conclude la presidente di Confindustria Est Europa.