Roma, 3 gen. (askanews) – Il premier ‘di scorta’, che entrerebbe in gioco in caso di caduta del primo premier “è un’ipotesi di scuola messa nella riforma più per accontentare tutte le forze politiche coinvolte che non nella previsione che si realizzi. Ad oggi non vedo possibile che un premier, leader del primo partito di maggioranza, lasci palazzo Chigi e il suo partito accetti una soluzione diversa dal ritorno al voto”. Così, in un’intervista su ‘La Stampa’, il presidente del Senato Ignazio La Russa, il quale ha aggiunto: “se ci fosse un emendamento che legasse la caduta di un premier al necessario ritorno alle urne, non mi straccerei le vesti. Ma un secondo premier nella stessa legislatura resterà una ipotesi pressoché irrealizzabile”.
Quanto alla cancellazione dei senatori a vita eletti dai presidenti della Repubblica, La Russa ha spiegato che la ratio è legata alla “riduzione dei parlamentari. Più piccolo è il Parlamento, più pesano i senatori a vita” ma precisa che “se ci fosse un emendamento che anziché abolirli li riducesse a 2, massimo 3, ma senza il potere di votare fiducia o sfiducia al governo, non mi sentirei di condannarlo, anche per coerenza con me stesso”, avendo presentato una proposta di legge nella scorsa legislatura in cui si prevedeva “che non avrebbero dovuto avere diritto di voto nelle mozioni di fiducia o di sfiducia al governo”.
Sulla riforma del premierato, il presidente del Senato ha precisato: “forse mi sono spiegato male. Non è peggiorato il testo. È che nel programma elettorale, parlavamo di presidenzialismo. Insomma, volevamo qualcosa di più del premierato in tema di democrazia diretta. Trovo comunque sia stato saggio tentare di portare un testo il meno invasivo possibile. Sarà pure qualcosa di minore rispetto al presidenzialismo, ma non considero un errore la strada che la ministra Casellati ha scelto. La verità è che le buone mediazioni hanno il pregio di non accontentare né scontentare del tutto nessuno”.
La Russa ha ribadito poi di ritenere che le prerogative del presidente della Repubblica non vengano intaccate dal premierato perché, “vengono ridotte solo quelle che, per prassi e non per la Costituzione, il Capo dello Stato ha dovuto meritoriamente svolgere in questi anni, quando mancavano le maggioranze parlamentari. Di fatto quando c’è stata una situazione con maggioranze chiare, il Capo dello Stato non ha mai dovuto sopperire all’inadeguatezza delle forze politiche per tenere in piedi una legislatura. Quando negli ultimi tempi, invece, questo non c’è stato, è toccato giustamente al Capo dello Stato a trovare soluzioni per superare lo stallo. Con il premierato, però, non esisteranno più maggioranze incerte: sarà il popolo che decide il premier e qualora mancasse una maggioranza si tornerebbe a votare”.
“Nessuna riduzione di potere del Presidente, dunque, nemmeno di quelli acquisiti per prassi, ma solo il venir meno, grazie alla riforma ora proposta, della necessità di riparare urgenze politiche dovute alla mancanza di maggioranza chiara”, ha concluso La Russa.